Marcianise, sequestrati 133 milioni per evasione

MARCIANISE – Si snoda lungo l’asse tra Lecce e Marcianise la rete di riciclaggio ed evasione su cui si è concentrata, nelle ultime settimane, l’attenzione della Guardia di Finanza. Ieri mattina sono state le Fiamme Gialle di Lecce, su richiesta della locale Procura e con il consenso del Giudice per le indagini preliminari, a dare il via al blitz che si è svolto, contemporaneamente, in diverse città del paese con il supporto del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata. Le sirene sono risuonate anche tra Marcianise e Recale dove si snodano le attività di uno dei principali arrestati ieri mattina (8 in totale i colpiti da misure interdittive, in 6 sono finiti ai domiciliari): un operatore professionale del commercio di oro e metalli preziosi iscritto regolarmente nell’elenco dei ‘professionisti’ del settore tenuto dalla Banca d’Italia. Questo il profilo dell’uomo che è accusato, insieme agli altri complici, di aver messo in piedi una vera e propria associazione a delinquere formata da professionisti, prestanome e società di comodo (la principale con sede a Recale), finalizzata all’emissione e al riciclaggio di fatture mirate ad evadere le tasse.

Le perquisizioni tra Lecce, Roma e Arezzo

La Finanza ha effettuato perquisizioni e controlli non solo a Lecce e tra Recale e Marcianise ma anche a Catanzaro, Roma e Arezzo dove si diramavano le aziende di comodo create per mettere in piedi la rete di evasione. Per gli inquirenti l’operatore casertano è al centro di una rete di società sia in Italia che all’estero e tutte coinvolte nel sistema di frode e di riciclaggio internazionale del denaro. La rete svelata dalla Procura della Repubblica di Lecce, sarebbe estesa sia in paesi europei (Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Gran Bretagna, Albania e Svizzera) che nella lontana Australia.

Il sequestro

Su ordine del Gip del Tribunale di Lecce, la Guardia di Finanza, ha proceduto a mettere sotto sequestro preventivo valori e risorse finanziare per 133 milioni di euro, il valore del profitto indebito contestato dai magistrati agli arrestati. Nella disponibilità dell’autorità giudiziaria sono finiti anche tre fabbricati commerciali e una società dal valore di quasi un milioni e mezzo di euro in relazione ai fallimenti contestati. A fregare il gruppo, mettendone in luce le attività illecite, sono stati gli ‘ordinari’ controlli tributari e bancari partiti autonomamente dalla Guardia di Finanza che non ha mancato di notare i giri contabili dell’operatore casertano e che hanno permesso di collegarne le operazioni alla società salentina i cui titolari, con l’aiuto di alcuni professionisti e prestanome, dal 2016 al 2020, hanno utilizzato diverse società ‘cartiere’ estere, dove sono stati spediti sempre più soldi con fatture false utili a simulare l’acquisto di oro dall’estero.

I soldi rientrati in Italia

Gli stessi soldi bonificati sarebbero rientrati poi in Italia, utilizzati anche per ulteriori transazioni all’estero che hanno finito soprattutto per complicare le attività degli investigatori che, alla fine, sono riusciti a venire a capo della matassa. In tre anni, sono stati ritirati in contanti all’estero circa 120 milioni di euro, circostanza ritenuta anomala anche dalle reti bancarie utilizzate all’estero.

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