Marcinelle, Fico: “Ci ricorda di mettere in primo piano la sicurezza sul lavoro”

"Oggi, a distanza di sessantacinque anni, il ricordo di quanto accadde a Marcinelle contribuisce non soltanto a rievocare una difficile esperienza collettiva che appartiene alla memoria di tutta la Nazione, ma anche a recuperare un tassello fondamentale della nostra identità, della nostra storia di migranti troppo spesso dimenticata".

Foto Ufficio stampa Presidenza Camera - LaPresse

ROMA – “Oggi, a distanza di sessantacinque anni, il ricordo di quanto accadde a Marcinelle contribuisce non soltanto a rievocare una difficile esperienza collettiva che appartiene alla memoria di tutta la Nazione, ma anche a recuperare un tassello fondamentale della nostra identità, della nostra storia di migranti troppo spesso dimenticata. E ci esorta a mettere costantemente in primo piano il tema della sicurezza sul lavoro, a promuovere la tutela dei diritti dei lavoratori e migliorare le condizioni in cui si svolge la loro attività. È un principio inderogabile per una democrazia”. Lo scrive su Facebook il presidente della Camera Roberto Fico.

“Erano le 8.30 dell’8 agosto del 1956 – ricorda Fico – quando un terribile incendio divampò all’interno della miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio. 262 persone rimasero vittime del rogo: di queste, 136 erano italiani, emigrati con la promessa di un lavoro sicuro e migliori condizioni di vita, come prospettavano i manifesti rosa che da Nord a Sud tappezzarono le piazze per invogliare gli italiani a partire per le miniere belghe”.

“Una pagina drammatica del dopoguerra che vide coinvolti i nostri connazionali, costretti dalla povertà e talvolta anche dalla miseria ad abbandonare le proprie terre per inseguire il sogno di una vita migliore. Salvo poi ritrovarsi ad alloggiare in quelle stesse baracche utilizzate per i prigionieri di guerra, costretti ad un lavoro massacrante, senza alcuna tutela; costretti a sopportare sacrifici, emarginazione e umiliazioni. E alla fine a trovare anche la morte”.

LaPresse

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