Marò: gip archivia indagine Latorre-Girone. Legale: “Spero ora ritrovino serenità”

Il gip del Tribunale di Roma archivia il procedimento a carico dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, indagati per aver ucciso due pescatori imbarcati al largo della costa di Kerala, nell'India sud occidentale, il 15 febbraio del 2012.

I due Marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre (AP Photo/Andrew Medichini, file)

ROMA – Il gip del Tribunale di Roma archivia il procedimento a carico dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, indagati per aver ucciso due pescatori imbarcati al largo della costa di Kerala, nell’India sud occidentale, il 15 febbraio del 2012.

“Soddisfazione e sollievo”, sono le prime parole con cui Fabio Anselmo, legale di Latorre, commenta la notizia, prima di aggiungere: “Attendo di leggere le motivazioni del gip, nella speranza che restituiscano appieno la serenità che queste due persone meritano dopo anni di sofferenza”.

La richiesta di archiviazione era arrivata nel dicembre scorso dalla procura capitolina, secondo la quale il quadro degli elementi raccolti non era sufficiente per far partire il processo. Gli accertamenti e le prove raccolte dall’autorità indiana si erano dimostrati perlopiù irripetibili o non utilizzabili: le autopsie sui corpi delle due vittime non potevano essere ripetute perché i corpi erano stati cremati e il barchino, a bordo del quale viaggiavano, distrutto. Inoltre gli esami balistici compiuti in India non erano utilizzabili in un procedimento italiano, perché compiuti secondo regole diverse da quelle del nostro sistema giudiziario.

Dall’inchiesta indiana è emerso che la nave Enrica Lexie, sulla quale erano in missione i due fucilieri, ha rispettato tutte le regole di ingaggio nei confronti dell’imbarcazione attaccata, con una serie di segnalazioni e spari in acqua, nella convinzione, condivisa dai cittadini indiani presenti a bordo, di essere attaccata dai pirati.

I due marò hanno sempre detto di non aver colpito la barca delle vittime. L’archiviazione del procedimento, non è in contrasto con il risarcimento da 100 milioni di rupie, circa 1,1 milioni di euro, stabilito in favore dei familiari delle vittime dalla Corte arbitrale dell’Aja, nel giugno scorso, la quale ha attribuito all’Italia la giurisdizione penale sulla vicenda.

Di Alessandra Lemme

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