MILANO – Aggiornamenti sul caso Mediolanum. Non c’è prova che Silvio Berlusconi abbia corrotto giudici del Consiglio di Stato per manipolare a suo favore la sentenza con cui palazzo Spada ha annullato la decisione della Banca d’Italia di far cedere al Cavaliere le quote di Banca Mediolanum. Per questo la Procura di Roma ha chiesto di archiviare la posizione del leader di Forza Italia. Indagato per corruzione in atti giudiziari nell’ambito di un’inchiesta che riguarda in tutto una trentina di persone. E che nel febbraio scorso ha anche portato all’arresto di politici e magistrati.
Mediolanum, i pm chiedono l’archiviazione per alcuni indagati
I pm hanno chiesto l’archiviazione anche per gli altri indagati: il giudice estensore della sentenza datata 3 marzo 2016, un ex funzionario della Presidenza del Consiglio e un avvocato romano.
L’avvio dell’indagine
A dare il là all’intera vicenda sono state le dichiarazioni dell’avvocato Pietro Amara, ex legale di Eni, principale indagato nell’inchiesta. Sotto la lente degli inquirenti era finito il pronunciamento dei giudici di Palazzo Spada che il 3 marzo del 2016 avevano annullato l’obbligo per l’ex presidente del Consiglio di cedere la quota eccedente il 9,99% dell’istituto di credito guidato da Ennio Doris (di cui deteneva circa il 20%), come stabilito dalla Banca d’Italia. Passaggio che si era reso necessario. Perché Berlusconi, dopo la condanna per i diritti Mediaset, aveva perso i requisiti di onorabilità richiesti agli azionisti delle banche.
L’impugnazione al Tar del Lazio
La decisione di Bankitalia, che aveva chiesto al Biscione di conferire la partecipazione ad un trust, è stata impugnata in prima battuta davanti al Tar del Lazio, che ha dato ragione a palazzo Koch. Il consiglio di Stato, però, ha cambiato rotta e, accogliendo la richiesta dei legali di Berlusconi, ha emesso prima una ordinanza che sospendeva la decisione della Banca Centrale. Poi una sentenza che dava ragione all’ex presidente del Consiglio.
Le dichiarazioni dell’avvocato Amara
Proprio quel verdetto, per la procura di Roma, era sospetto. Dubbi rafforzati dalle dichiarazioni che l’avvocato Amara aveva fatto mettere a verbale. Dopo che a casa di Mazzocchi nel 2016 – nell’ambito di una perquisizione relativa a un’altra indagine – in due diversi armadi le forze dell’ordine avevano trovato 250 mila euro in contanti e le bozze di diverse sentenze del Consiglio di Stato. Tra cui quella del verdetto Mediolanum. Amara aveva detto ai pm di aver saputo da Nicola Russo, ex giudice amministrativo, che i 250mila euro erano destinati al giudice Giovagnoli. Per aggiustare il verdetto a favore del Biscione.
Il ruolo di Verdini nella vicenda
In questa vicenda avrebbe giocato un ruolo anche Denis Verdini, che avrebbe riferito a Berlusconi che il denaro non era mai stato consegnato al giudice. Vicenda che poi è stata smentita da Verdini. L’ex giudice Russo, che è indagato, invece, si è avvalso della facoltà di non rispondere. E a questo punto la procura di Roma ha deciso di archiviare il caso.
(LaPresse)