Merano, Italia?

84
Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Vincenzo D'Anna
Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Vincenzo D'Anna

Il neo sindaco di Merano, provincia di Bolzano, Katharina Zeller, all’atto del passaggio di consegne, ossia del suo insediamento, ha rifiutato di indossare la fascia tricolore. La Zeller, esponente del gruppo linguistico tedesco del partito Alto-Atesino Sudtiloler Volk Spartei, figlia di una senatrice in carica e di un senatore, Karl Zeller, del medesimo schieramento, ha platealmente rinunciato ad indossare il simbolo emblema della Repubblica Italiana.

L’episodio, di una inaudita gravità, è espressione del diniego a voler amministrare in nome della nostra Costituzione e dei valori che essa contiene. Storia antica, quella delle comunità linguistiche dell’Alto Adige, che risale ai tempi in cui gli Austriaci rivendicavano come proprie quelle terre che essi chiamavano Sud Tirolo. Dopo anni di contenziosi ed anche di gesti violenti da parte di taluni gruppi separatisti, la vicenda si concluse politicamente con il patto De Gasperi-Gruber stipulato durante la conferenza di pace di Parigi nel settembre del 1946.

Con quel patto venivano sanciti una serie di diritti da riconoscere alle minoranze linguistiche. Successivamente, nel 1970, alla Regione Trentino Alto Adige venne concesso lo statuto di speciale autonomia amministrativa. Fin da quel tempo il partito di maggioranza è stato il Sudtiroler Volks Partei che ha sempre eletto propri rappresentanti nel Parlamento italiano. Questi ultimi da sempre hanno votato in favore dei vari governi che si sono succeduti nel tempo, superando a piè pari ogni distinzione di colore politico in ragione della loro connotazione specifica.

Quella di essere espressione di una comunità eterogenea a prevalenza di lingua tedesca. Eppure gli italiani si sono sempre comportati con generosità. L’originario trattato è stato infatti addirittura implementato, con il ripristino dell’uso ufficiale del tedesco e del suo insegnamento, con la reintroduzione dei toponimi tedeschi. Si è pure favorito il ritorno degli “optanti”, nel mentre l’Urss cercava di tenere coercitivamente i tedeschi entro il territorio sotto il suo dominio e che diventerà, in seguito, la Repubblica socialista della Germania dell’Est.

Da parlamentare ho potuto constatare che a quel partito ed a quelli espressione di altre minoranze linguistiche, come l’Union Valdôtaine, fossero riservati sempre trattamenti di favore, frutto di un oculato posizionamento politico dei medesimi, per garantire loro ogni beneficio possibile. Spesso si è finanche ecceduto concedendo a quelle comunità ed alle Regioni e Province autonome maggiori fondi pro capite, ivi compreso quello per l’assistenza sanitaria che è maggiorato di oltre il trenta percento rispetto alla rimanente parte della nazione. Insomma nessuno ha mai potuto lamentarsi.

Anzi, quelle stesse minoranze, al contrario, hanno sovente abusato di quella speciale condizione ottenendo quel che ad altri non è stato mai concesso. Morale della favola: agendo per interessi di bottega politico-elettorale, ossia per i voti di quelle comunità, tenendo alta la fruttifera e comoda bandiera dell’autonomia e delle minoranze linguistiche, questi nostri “connazionali” hanno avuto più di quanto loro spettasse. Tuttavia come i fiumi carsici tipici di quelle zone, sotto la superficie linda ed ordinata di quelle città ecco scorrere ancora la pulsione di sentirsi “cosa diversa” rispetto alla restante parte della popolazione di lingua italiana.

Un atteggiamento spocchioso e finanche denigratorio verso quella che, piaccia o meno, è la patria nella quale vivono e dalla quale ricevono particolari trattamenti di cui avvantaggiarsi. In questo contesto il rifiuto della neo sindaca di Merano ad indossare la fascia tricolore oltre che un gratuito gesto eversivo costituisce anche l’espressione di un’atavica furbizia politica che amplifica le differenze tra le etnie creando i presupposti per procurarsi maggiori benefici.

Al di là delle polemiche e delle indignazioni di una parte, quella di centrodestra, e dei silenzi del centrosinistra, pur protestatario per abitudine, occorrerebbe che lo Stato intervenisse con una sanzione da irrogare alla signora Zeller, e che il Prefetto di Bolzano sospendesse per qualche tempo il primo cittadino di Merano per ricordare alla Alto Atesina che si trova sul suolo italiano e che amministra in nome e per conto del popolo italiano e secondo le leggi della Repubblica.

Il rispetto non reciproco diventa mortificazione per colui che lo concede senza ottenerlo. Se questo è possibile per libera scelta e per superiore senso civico per le singole persone, non può esserlo quando si tratta di istituzioni. E senza scadere in bolsa retorica non sarebbe male che l’intero consiglio comunale si recasse al monumento ai Caduti della prima guerra mondiale a deporre una corona di alloro in onore di quei fanti che quelle terre conquistarono a costo della propria vita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome