Messina, scoperti ‘braccianti fantasma’: truffa all’Inps da 3 milioni

Un imprenditore della zona, attraverso false attestazioni di lavoro subordinato, ha fatto risultare quali lavoratori della propria ditta individuale quasi 300 dipendenti

Guardia di Finanza
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

MESSINA – I finanzieri di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) hanno notificato un avviso di conclusioni di indagini preliminari emesso dalla procura nei confronti di un imprenditore operante nel settore agricolo. Denunciato per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, indebite compensazioni di crediti inesistenti e dichiarazione infedele. L’indagine delle fiamme gialle ha permesso di rilevare che un imprenditore della zona, attraverso false attestazioni di lavoro subordinato, ha fatto risultare quali lavoratori della propria ditta individuale quasi 300 dipendenti, “braccianti fantasma”. Agli stessi, nel corso degli anni sottoposti ai controlli degli investigatori, hanno corrisposto numerose indennità di malattia. Anche disoccupazione agricola, assegni al nucleo familiare e di maternità per un totale di oltre 3 milioni di euro.

La truffa, ai danni dell’Inps è stata individuata infatti grazie all’incrocio e all’analisi di una enorme mole di dati. Che ha consentito di dimostrare la falsità dei numerosi rapporti di lavoro instaurati tra il titolare della stessa azienda e coloro che risultavano suoi dipendenti.

In particolare, sottolineano gli investigatori in una nota,che hanno rilevato, tra l’altro, una forza lavoro dichiarata notevolmente superiore a quella effettivamente impiegata. Oltre che una netta discordanza tra il volume d’affari, fortemente diminuito, e un incompatibile incremento della forza lavoro. Infine, la percezione delle indennità citate ha consentito all’ideatore della truffa di ottenere crediti inesistenti. Utilizzati per compensare altre imposte fino a un totale di circa un milione e 300mila euro. Per quest’ultimo importo, il gip ha emesso un decreto di sequestro preventivo, che ha consentito il recupero delle somme indebitamente compensate. A segnalare il danno erariale arrecato la Corte dei Conti e l’ente pagatore per consentirne il recupero.

(LaPresse)

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