Microplastiche, come non ingerirle

© LAPRESSE - Marco Alpozzi
© LAPRESSE - Marco Alpozzi

NAPOLI – Una generazione di plastica. Questo materiale ha pervaso suolo, acqua e aria risalendo anche la catena alimentare fino ad arrivare nei nostri piatti. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Wwf sulla superficie degli oceani si stima la presenza di 24mila miliardi di microplastiche. Nessuno è immune: dal plancton ai pesci, passando per uccelli, tartarughe, balene e foche. Gli organismi ingeriscono le microplastiche accidentalmente, attraverso la filtrazione o l’ingestione delle prede, oppure perché le confondono con il cibo, poiché circondate da alghe e batteri che conferiscono loro un tipico “sapore di mare”. E dai pesci, ai molluschi, passando per i crostacei, finiscono così sulle nostre tavole. I danni per la salute sono oggetto di diversi studi. I principali effetti vanno da lesioni e infezioni interne, soffocamento alla riduzione dell’alimentazione, fino ad arrivare ad effetti più gravi l’interferenza con il sistema ormonale, neurotossicità e morte. Che fare? Per frenare questo inquinante così diffuso bisogna ridurne la produzione, soprattutto degli oggetti monouso. Ma possiamo partire anche dalle nostre azioni quotidiane. Il Wwf ha diffuso degli eco tips, piccole regole che possiamo seguire per aiutare il nostro pianeta.

Cibo

I contenitori per alimenti in plastica con alte temperature possono rilasciare microplastiche e le sostanze chimiche di cui sono fatte, non mettiamoli in forno. Meglio bere l’acqua del rubinetto evitando di comprare l’acqua in bottiglie di plastica. Evitiamo i bicchieri monouso da asporto, soprattutto per le bevande calde. Conserviamo il cibo prioritariamente in contenitori di vetro perché è sicuro in quanto non rilascia contaminanti. Una singola bustina di tè in plastica alla temperatura di infusione può rilasciare circa 11,6 miliardi di microplastiche nella tua tazza: meglio quindi, comprare del tè sfuso. Limitiamo il consumo di crostacei e molluschi: possiamo ingerire circa 53mila microplastiche all’anno dai “frutti di mare”. Il sale fa male non solo per l’ipertensione ma anche perché , di lago o di roccia che utilizziamo per cucinare e condire può contenere fino a 681 microplastiche per chilo. Passando al dolce meglio una caramella, una stecca di liquirizia, una foglia di menta o un pezzetto di zenzero per rinfrescare l’alito e dare sollievo alla gola, le gomme da masticare sono il secondo rifiuto più comune al mondo, e sono fatte degli stessi polimeri di plastica di che si trovano negli pneumatici delle auto. 

In casa

Spolverare e aspirare regolarmente la casa è importante non solo per avere una casa pulita, ma anche per ridurre la nostra esposizione alle microplastiche. I tappeti contribuiscono in modo significativo alla contaminazione dell’aria in casa: scegliamolo in fibre naturali come pura lana, cotone o juta Per pulire scegliamo spugne e pezzette fatte in materiali naturali: quelle in poliestere e nylon rilasciano microplastiche ad ogni lavaggio, finendo nello scarico e poi nel mare. Per quanto riguarda il bucato meglio lavare di meno e fare lavatrici a pieno carico, a basse temperature, con bassa centrifuga e lasciare asciugare i panni all’aria. Infatti, il lavaggio ad alte temperature, centrifughe e con l’asciugatrice rovinano i capi e determina il rilascio fino a 1 milione di microfibre ogni lavaggio.

Make-up

I glitter fanno brillare lo sguardo ma non l’ambiente. Molti trucchi cosiddetti leave-on (come fondotinta, eyeliner, mascara, rossetti, ombretti, deodoranti, lozioni per il corpo e smalti per unghie) li contengono per donare luminosità, per promuovere una sensazione setosa e per controllare l’effetto opacizzante. Ma quando laviamo il viso finiscono nello scarico per poi essere ingeriti dagli organismi acquatici filtratori che non li possono distinguere dalle particelle di cibo. Ci possono essere fino a 100mila miliardi di microplastiche in una bottiglia di crema solare, meglio filtri UV naturali per abbronzarsi senza causare danni ai pesci e ai coralli. Ogni volta che usiamo una crema antirughe possiamo spalmare 90mila microplastiche sul viso: meglio usare creme antirughe naturali per ottenere effetti simili ai prodotti che usano ingredienti sintetici, senza correre rischi imprevisti.

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