Migranti, blitz a Lecce: 25 arresti, 4 cellule tra Italia, Turchia e Albania

Una organizzazione criminale transnazionale dedita al favoreggiamento della immigrazione irregolare verso l'Europa e in particolare verso le coste salentine

Foto LaPresse - Vince Paolo Gerace 15/10 /2018 - Milano (MI) Cronaca Viaggio Carcere San Vittore Nella foto Polizia carceraria nel Carcere di San Vittore in occasione del viaggio delle carceri italiane

LECCE – Una organizzazione criminale transnazionale dedita al favoreggiamento della immigrazione irregolare verso l’Europa e in particolare verso le coste salentine. In Italia è stata emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e analogo provvedimento coercitivo è stato disposto in Albania su richiesta della Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata (Spak) di Tirana a carico di 25 persone.

“L’operazione, denominata Astrolabio, è il frutto di indagini di respiro internazionale svolta grazie alla formazione, attraverso il coordinamento di Eurojust che ne ha promosso, coordinato e supportato le attività, di una Squadra Investigativa Comune (Sic) costituita nel gennaio del 2021 tra la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Lecce, la Procura Generale della Corte di Appello di Atene e la Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana”, spiega il procuratore della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone de Castris, in una nota.

“Le indagini, durate più di un anno, hanno consentito di acquisire un grave quadro indiziario in ordine all’esistenza di un’organizzazione criminosa unitaria operante in più territori, articolata in quattro cellule criminali composte da cittadini stranieri, in prevalenza siriani, volta al conseguimento di ingenti profitti derivanti dalla gestione dell’illecita attività di trasferimento di migranti, provenienti da varie parti del mondo, attraverso i territori della Turchia, della Grecia e dell’Albania verso le coste salentine e da qui verso altri paesi europei, loro destinazione finale”, prosegue il procuratore.

L’attività investigativa è stata articolata in intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, riprese video, servizi di osservazione e pedinamento svolti in Italia, Grecia ed Albania.

“Uno dei due gruppi presenti in Italia, diretto da un cittadino iracheno domiciliato nell’hinterland di Venezia, provvedeva al trasferimento nel territorio italiano ed europeo di migranti irregolari prevalentemente di etnia arabo-siriana”, spiega De Castris.

“Lo stesso con il ruolo di capo, disponendo di una estesa rete di collaboratori presenti in diversi paesi europei, tra i quali la Grecia, dal proprio domicilio coordinava il trasferimento dei migranti dalla Turchia in Italia e in altri Stati dell’Unione Europea”, va avanti.

“Il secondo gruppo presente in Italia, diretto da un cittadino iracheno residente in Bari, provvedeva al recupero dei presunti scafisti nei pressi del luogo di approdo sulle coste salentine, consentendo di sottrarsi all’arresto agevolando il loro trasferimento in Grecia e la prosecuzione del viaggio sino al rientro in Turchia. In tal modo, unitamente agli altri partecipi, consentiva ai presunti scafisti di reiterare le condotte illecite e alle diverse cellule dell’organizzazione di continuare ad operare senza soluzione di continuità. E provvedeva a prestare attività di ausilio e supporto ai migranti giunti sul territorio salentino avviandoli verso le destinazioni finali”, prosegue.

“Il terzo gruppo, presente in Albania e diretto da un cittadino siriano si occupava del trasferimento dei migranti giunti dalla Grecia nel paese delle Aquile, ove venivano imbarcati alla volta delle coste salentine. Il quarto gruppo presente in Turchia e diretta da un cittadino iracheno provvedeva al trasferimento dei migranti irregolari provenienti da Paesi del Medio Oriente a bordo di imbarcazioni dirette verso le coste salentine e calabresi”.

L’analisi dei flussi migratori intercettati durante le indagini ha consentito di risalire al tragitto seguito dai migranti che, partiti dai paesi di origine, raggiungevano la Turchia e da lì intraprendevano il viaggio verso i paesi dell’Unione Europea lungo due direttrici: via mare, con partenza delle imbarcazioni dalla costa turca, ovvero, dopo aver raggiunto i rispettivi paesi, dalla Grecia e dall’Albania e lungo la rotta balcanica attraversando i vari Paesi.

Gli spostamenti ed i viaggi dei migranti sono stati costantemente monitorati dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Lecce grazie al supporto dei mezzi in dotazione al Reparto Operativo Aeronavale di Bari della Guardia di Finanza in collaborazione con i velivoli di Frontex schierati in area di operazioni nel Canale d’Otranto.

Le indagini hanno accertato 30 episodi relativi all’arrivo sul territorio nazionale di 1.120 migranti irregolari, hanno permesso di identificare 26 presunti scafisti, 8 dei quali arrestati in flagranza di reato (3 in Italia e 5 in Albania), e la denuncia di 52 persone.

Stando a quanto accertato, i migranti corrispondevano, su base fiduciaria, il prezzo del viaggio attraverso il sistema Hawala (detto metodo Sarafi): un sistema bancario abusivo di trasferimento di valori, basato su una vasta rete di mediatori localizzati in varie parti del territorio dell’Unione europea ed extra.

Sono in corso perquisizioni sul territorio nazionale e greco presso presunte agenzie finanziarie dove risulterebbe depositato il denaro, relativo al traffico illecito di migranti.

(LaPresse)

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