Migranti, Martello: “Troppi 13 anni a Lucano, e in mare si continua a morire”

Le parole del sindaco di Lampedusa

Totò Martello (Foto Fabio Cimaglia / LaPresse)

MILANO – “Un giorno ci sono 13 donne morte, quello dopo due uomini, poi altri sette. Dal 2013 ad oggi, nulla è cambiato e questo mare continua ad essere un mare di morte. Si deve dare a queste persone un modo sicuro per arrivare e smetterla con la distinzione europea tra migranti economici e rifugiati: è discriminazione”. Così, in un’intervista alla Stampa, il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, che ricorda il terribile naufragio del 3 ottobre 2013, 368 morti. “Ero sulla banchina del porto. Non c’era nessuno, in tutta Lampedusa, che non si sentisse coinvolto emotivamente. Il vero problema è che oggi c’è chi si commuove solo per un giorno ed esclusivamente in funzione di una telecamera o di una passerella”. Sull’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, simbolo dell’accoglienza, Martello commenta: “Non conosco gli atti processuali e farei un errore a intervenire per partito preso. Certo, 13 anni sembrano una condanna eccessiva, ma prima di esprimere un giudizio sul procedimento dovrei leggere gli atti”.

“Sono abituato – aggiunge – a parlare di quello che so e ad evitare la demagogia, a differenza di Matteo Salvini. Lui non vuole parlare di immigrazione, ma solo di accoglienza. È propaganda utile solo a diffondere odio. Non prova mai ad affrontare davvero il problema: non si può dire ‘chiudo i porti, punto’, perché gli sbarchi clandestini proseguono comunque. Vedo poi che vengono continuamente sparate proposte in tv o sui social, ma a livello parlamentare, dove conta, la questione migratoria si affronta poco. E quando l’Onu propone soluzioni, si fa di tutto per non prenderle in considerazione”.

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