NAPOLI – Ci avviciniamo alla Commemorazione dei defunti, tutti si recano al cimitero per dare un saluto ad amici e familiari. Spesso ci concentriamo sulle scelte di vita quotidiane, per imparare a ridurre l’impatto ambientale delle nostre azioni. Non pensiamo affatto, invece, a come l’inquinamento possa prodursi anche dopo la nostra vita sulla Terra. Eppure il sistema che scegliamo per la sepoltura dopo la morte ha un’impronta significativa sull’ambiente che ci circonda.
CREMAZIONE E SEPOLTURA
Tanto per cominciare c’è una differenza significativa tra cremazione e tumulazione, soprattutto nel breve periodo. La cremazione è molto più dannosa della più diffusa sepoltura nella bara. La cremazione determina l’immissione nell’atmosfera di sostanza inquinanti come monossido di carbonio, cloro, mercurio e altri metalli pesanti. Bruciare un corpo richiede un grosso quantitativo di energia che si convertono in milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica ogni anno. D’altro canto la sepoltura nel lungo periodo ha effetti altrettanto dannosi, per la manutenzione dei prati che richiedono energia e sostanze chimiche e anche per la necessità di disporre di spazi, suoli, in cui seppellire i defunti (al contrario della cremazione). Ci sono soluzioni ecologiche, che ci permettono di aiutare la Terra anche quando la nostra vita su di essa è terminata. Scopriamo quali.
BOSCHI ‘VIVI’
‘Boschi Vivi’ è un’alternativa ecologica al cimitero tradizionale: un servizio per l’interramento delle ceneri nel bosco, ai piedi di un albero a nostra scelta. Il primo Bosco Vivo è stato aperto in Liguria, in località Martina d’Olba. La cooperativa Boschi Vivi è nata nel 2016 e adotta un approccio orientato alla sostenibilità ambientale, attraverso una strategia che permette di restituire qualcosa alla natura e alle future generazioni. Boschi Vivi è un attività che integra i servizi cimiteriali con quelli forestali nel rispetto della persona. Il servizio permette di interrare le ceneri in un’area boschiva attraverso urne biodegradabili.
CAPSULA MUNDI
Capsula Mundi è un progetto che propone un diverso approccio al tema della morte. Prevede un contenitore a forma di uovo, realizzato con un materiale biodegradabile, nel quale viene posto il corpo del defunto, in posizione fetale, oppure le sue ceneri. La capsula viene messa a dimora come un seme nella terra. Sopra di essa viene piantato un albero, scelto in vita dal defunto, che verrà curato da familiari ed amici, come un’eredità per i posteri e per il futuro del pianeta. Il cimitero assumerà dunque un nuovo aspetto, non più grigie lapidi di pietra ma alberi vivi a formare un bosco. L’urna è biodegradabile, realizzata con una bioplastica realizzata con l’amido ottenuto dalle patate e dal mais.
BARA ECOLOGICA
Una start up olandese che si impegna ad osservare un’etica ecologista ha ideato la prima bara ecologica. Il progetto si chiama ‘Living Cocoon’. “Il corpo umano contiene 219 sostanze chimiche che possono mettere in pericolo gli ecosistemi. Gli attuali metodi di sepoltura possono portare al degrado del suolo e all’inquinamento delle acque sotterranee. In alcuni cimiteri la qualità del suolo può essere paragonata a quella di una discarica”, spiegano dall’azienda Loop raccontando le origini del progetto. La bara è realizzata con un fungo, il micelio, che cresce passivamente senza luce artificiale o energia. Il materiale è leggero ma forte, tanto da riuscire a trasportare oltre 200 chilogrammi. Il micelio accelera la decomposizione del corpo umano. I funghi, infatti, svolgono un ruolo fondamentale nel ciclo di vita degli ecosistemi perché aiutano a decomporre i resti animali e vegetali. Sfruttando questa proprietà naturale la sepoltura diventa ecologica e non inquinante. Il micelio è considerato il miglior riciclatore del mondo, in grado di trasformare la materia organica morta in nutrienti chiave per la crescita della nuova natura. Una svolta ‘verde’ per la vita sulla Terra, e anche oltre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
