MILANO – Alla vigilia dei 40 anni, Rossi c’è. Il ‘Dottore’ tocca domani il fatidico traguardo e, mentre testa e muscoli sono impegnati nella preparazione del nuovo capitolo di una carriera irripetibile, si prepara a ricevere un’autentica cascata di auguri da ogni parte del mondo. Valentino Rossi, del resto, continua ad essere uno dei simboli del Motomondiale, una star dentro e fuori la pista, amato e imitato anche da chi non mastica di due ruote. Un icona del made in Italy.
Merito delle sue imprese, trionfi capaci di far svettare il tricolore in ogni parte del pianeta, ma anche del suo modo di essere: l’eterno ragazzo della provincia che nonostante la scalata ai vertici mondiali ha vissuto, e continua a vivere, i suoi successi con la stessa passione e leggerezza degli esordi – indimenticabili le ‘esultanze’ studiate con amici e membri del fans club – grazie anche all’affetto della sua cerchia di fedelissimi, i familiari e gli amici di sempre e vive i riflettori con sfrontatezza e esuberanza. Una longevità agonistica che è frutto, beninteso, dalla professionalità dei grandi, quella indispensabile per tenere costante il ritmo negli anni e misurarsi ad armi pari con i giovani. E se le energie non sono più quelle di un tempo, l’esperienza può essere l’arma in più.
Descrivere Rossi attraverso i numeri, impressionanti, della sua carriera – nove titoli mondiali conquistati cinque dei quali consecutivamente tra il 2001 e il 2005, unico pilota nella storia del Motomondiale ad aver trionfato in quattro classi differenti – sarebbe quasi riduttivo. Perché il pilota di Tavullia, ‘allevato’ al ruggito delle due ruote da papà Graziano, ha semplicemente riscritto le regole del motociclismo, segnando un’era. A prescindere da quella che sarà la data dell’inevitabile ritiro, ci sarà un prima e un dopo Rossi. Ma non è ancora tempo di pensarci, come in questi giorni – inevitabilmente divisi tra omaggi e interviste – Valentino continua a sottolineare.
“Dovessi pensare adesso di stare a casa non mi sentirei bene. Non sono pronto a dire basta, mi godo il riposo”, ha spiegato alla ‘Gazzetta dello Sport’. “Se c’è anche un po’ di paura di smettere? Non saprei, non la chiamerei paura. Non è che sono terrorizzato di smettere, a un certo punto succederà. Ma finché ce la faccio voglio andare avanti”. I suoi primi 40, ‘The Doctor’ li definisce “belli. Sono contento di ciò che ho fatto e di come sono.
Per la vita normale non è un problema, anzi, si sta proprio bene. Lo è di più per lo sport che faccio. Come pilota di MotoGp sono vecchio e mi dispiace. Mi piacerebbe continuare a correre tanti anni. Non sarà così”. In ogni caso, le immagini più frequenti nella sua mente, ha rivelato, sono “quelle del presente. Mi annoio un po’ a pensare al passato. Le immagini sono le prossime”.
Ma chi negli anni lo ha seguito, entusiasmandosi domenica dopo domenica, le istantanee delle sue vittorie, delle sue cadute e delle sue risalite, percorso obbligato per ogni eroe immortale, le ha ancora tutte davanti agli occhi. A partire dal 1996, quando il giovanissimo Rossi si affaccia sulla scena mondiale e rivela di che pasta è fatto. Il trionfo di Brno nel campionato 125 è il biglietto da visita che presenta ai rivali. Il resto è storia, una lunga sgasata in sella ad Aprilia, Honda, Ducati, due volte Yamaha, a sorpassare e fare a sportellate con i tanti rivali incontrati in pista: Biaggi, Gibernau, Capirossi, Stoner, Lorenzo, Marquez…E proprio con il team di Iwata il numero 46 continua, anche quest’anno, la caccia a quella Decima che continua a sfuggire. “Un rimpianto o un sogno? Tutti e due.
È un sogno nel quale credo ancora molto, ma anche un gran rimpianto, me lo sarei meritato. Due li ho persi all’ultima gara, e sono anche stato tantissime volte vice campione, quindi la mia carriera se ne meritava 10. È anche per quello che ci provo ancora”. Il futuro, però, fa ancora capolino. Sarà l’ultimo, il contratto iniziato nel 2019? “Sinceramente non lo so. Potrebbe essere l’ultimo, oppure no. Parliamo di come finirà una cosa che deve ancora iniziare. Hai molta voglia, ci sono due anni… Però anche io inizio ad avere i miei, di anni, potrebbe anche essere. Ma non ho ancora deciso”.
La certezza è sempre e solo una, che poi è anche il segreto dell’eterno Rossi: “Perché dopo avere vinto tutto, continuare a sacrificarsi e dannarsi per lottare contro ragazzi che potrebbero essere miei figli? Bella domanda. Forse è un po’ come una droga, ciò che ti piace, che vuoi fare, il resto non dà lo stesso gusto”. Non c’è domenica senza una gara di MotoGp del nostro campione più celebre: per il momento, è giusto che si continui così. Auguri, grande Valentino.
Attilio Celeghini (LaPresse)