Mottarone, supporto psicologico per i soccorritori: “Fu scenario apocalittico”

Uno "scenario apocalittico" che ha richiesto un "supporto psicologico continuativo".

Foto Ufficio stampa Soccorso Alpino/LaPresse 23 maggio 2021 Stresa - Piemonte, Italia cronaca Precipita la funivia Stresa-Mottarone. Vigili del fuoco e soccorso alpino sul posto. Il cedimento della fune a 300 metri dall'arrivo in montagna. La cabina è precipitata in una zona impervia e boscosaDISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE

MOTTARONE – Uno “scenario apocalittico” che ha richiesto un “supporto psicologico continuativo”. Così a LaPresse Roberto Marchioni, comandante dei vigili del fuoco di Verbania, descrive ciò che ha visto quel 23 maggio di un anno fa, quando poco prima delle 12.30 una cabina della funivia del Mottarone si è staccata, rotolando per 50-100 metri lungo il pendio, e provocando la morte di 14 delle 15 persone a bordo. “Per chi è arrivato su, senza sapere bene cosa avrebbe trovato, è stato attivato un supporto psicologico che per molti va ancora avanti”, spiega Marchioni.

“Molti non vogliono parlarne più e questi giorni per loro sono difficili” spiega a LaPresse Andrea Gasparini del Soccorso Alpino. Tra coloro che non vogliono parlarne ci sarebbe anche un membro del soccorso alpino che il giorno dopo la tragedia, sotto una pioggia battente alla base della funivia, era sconcertato. “Non mi era mai successa una cosa così in 25 anni – spiegava alle telecamere – Ne facciamo di interventi, ma qui è stato un disastro”.

“Dal punto di vista di intervento di soccorso abbiamo potuto fare ben poco, la situazione all’arrivo era tragica. Erano tutti deceduti tranne due bimbi, uno dei quali morto poco dopo”, spiega ancora Marchioni. Oltre all’orrore, bisogna convivere con la frustrazione: di non poter aiutare, non poter salvare nessuno. Una frustrazione raccontata negli incontri che più o meno tutti gli enti coinvolti hanno fatto partire per non lasciare soli i soccorritori. La sindaca di Stresa Marcella Severino ricordava nei giorni scorsi, parlando a LaPresse, che il papà del piccolo Eitan, l’unico sopravvissuto, sembrava ancora vivo: “Un soccorritore era anche volontario del 118 e ha fatto di tutto ma era in condizioni disperate, incastrato nella cabina. Non dimenticheremo mai. Io stavo lì seduta, non potevo fare molto per aiutare. E poi sono tornata lì tante volte, solo a sedermi. Per tutti noi sono immagini indimenticabili”.

Quasi tutte le realtà coinvolte hanno attivato una rete di supporto psicologico. Anche chi questo lavoro lo fa da anni, riesce a fatica a trattenere la commozione: “Ciascuno di noi ha vissuto emozioni simili ma diverse” racconta il comandante dei carabinieri di Verbania Alberto Cicognani. “Abbiamo lavorato tutti tra le lacrime e questi per noi non sono giorni semplici”.

“E’ stato il viaggio più corto della mia vita tra Baveno e il Mottarone – spiega a LaPresse il sindaco di questo Comune, Alessandro Monti, contattato nei giorni scorsi – Abbiamo trovato una scena straziante. Con la protezione civile nei giorni successivi abbiamo attivato un percorso di supporto, soprattutto per i più giovani che erano su in vetta quel giorno, ma anche per noi. Per molti di loro questo supporto va avanti, prosegue finché ce ne sarà bisogno”. Incontri per parlare di quanto accaduto ed elaborare il lutto che è prima di tutto delle famiglie, ma poi di una comunità intera.

di Camilla Cupelli

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