ROMA – Una straordinaria opera-concerto. ‘In questa storia che è la mia’ è l’ultimo lavoro di Claudio Baglioni, tratto dall’omonimo e ultimo album di inediti dell’artista romano. Uno show di 90 minuti registrato presso il Teatro dell’Opera di Roma che sarà disponibile in streaming dal 2 giugno alle 21 sulla piattaforma ItsART. Uno spettacolo inedito e irripetibile, un’opera che trasforma in ambiente scenico ogni spazio – retropalco, palchi, golfo mistico, platea, foyer, camerini e corridoi – del Teatro nel quale va in scena.
Lo spettacolo
Lo spettacolo – con parole e musiche di Claudio Baglioni, e la direzione artistica di Giuliano Peparini – si apre con un monologo evocativo scritto dallo stesso artista e interpretato da Pierfrancesco Favino seguito da un preludio danzato affidato all’étoile Eleonora Abbagnato. All’opera hanno preso parte 188 fra artisti e musicisti fra orchestra, coro, parte del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, vocalist, danzatori, performer e acrobati. Le diverse scene sono state riprese da vari punti di vista, attraverso un incalzante ed emozionante uso di campi e controcampi, modo da unire al lirismo fisico del teatro, a magia metafisica del cinema. Un’idea che riprende ed estende quella wagneriana di opera d’arte totale.
Il progetto di Baglioni
Un progetto che, spiega Baglioni, ha come protagonisti “l’amore, reale o ideale, fisico o mentale, e il tempo che a volte è più forte dell’amore stesso. Un medico capace di sanare le ferite”. Un lavoro che “lascerà una traccia”, dice convinto facendo riferimento a tutto il percorso intrapreso nel corso della sua carriera. A 70 anni compiuti la voglia di mettersi in gioco è ancora immutata.
“Prossimo passo un musical? E’ un pensiero che ogni tanto mi attraversa. Serve sempre qualcosa da fare, magari domani o dopodomani”. Con un occhio sempre rivolto alla tv, nei confronti della quale Baglioni si dice “affezionato”. Il pensiero, con una battuta scherzosa ma non troppo, è rivolto al prossimo Eurovision che si svolgerà in Italia. “Ci proporremo per organizzarlo… poi al massimo ci dicono di no”, dice il già direttore artistico di Sanremo.
(LaPresse/di Andrea Capello)