Ddl Zan, Ostellari riduce le audizioni ma chiede il tavolo. Pd-M5S-Leu: “Tempi certi”

Se la politica arriverà a una soluzione, è il ragionamento, il provvedimento potrà arrivare in aula "alla metà di luglio"

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse Nella foto: Alessandro Zan

ROMA – Nuovo round in commissione Giustizia al Senato sul ddl Zan contro l’omotransfobia. Il presidente e relatore del provvedimento, il leghista Andrea Ostellari, tenta una mediazione: passare dalle attuali 170 audizioni previste a 140, 70 in presenza e 70 attraverso l’invio di una relazione, e procedere parallelamente alla costituzione di un tavolo che comprenda presidenti dei gruppi a palazzo Madama e i capigruppo in commissione “per trovare un testo condiviso in modo da andare in aula quanto prima”. La tempistica, sottolinea Ostellari, “dipenderà dall’esito del confronto politico”. Se la politica arriverà a una soluzione, è il ragionamento, il provvedimento potrà arrivare in aula “alla metà di luglio”.

La linea del Pd

Il Pd, però, non ci sta. “Abbiamo detto che siamo disposti a sederci a un tavolo ma prima vogliamo garanzie sui tempi”, sbotta Franco Mirabelli al termine di un ufficio di presidenza infuocato. Il senatore dem chiede che la discussione generale si concluda entro il 29 giugno, ma il voto sul calendario viene rimandato alla prossima seduta.

“Mi pare del tutto evidente che non sia sufficiente ridurre il numero delle audizioni senza avere tempi certi per l’approdo in aula del ddl Zan. Noi del Partito Democratico vogliamo portare a casa una legge di civiltà. Basta giochini”, gli fa eco la capogruppo Simona Malpezzi. “Il termine lavori per noi non può andare oltre la fine di giugno o primi di luglio, e su questo termine voteremo alla prima occasione utile”, insiste la pentastellata Alessandra Maiorino.

Il nodo

Il nodo, però, resta la possibilità di modificare il ddl. Lo dice chiaro Pietro Grasso: “Fissiamo i termini e discutiamo, ma se si vuole stravolgere quanto deciso alla Camera non siamo d’accordo”.

La linea dei renziani

Diversa da quella degli ex alleati del Governo Conte due la posizione di Iv. “Da 170 siamo passati a 70 audizioni come avevamo richiesto noi di Italia Viva : una vittoria della linea di mediazione importante che pone le basi per un iter rapido della legge”, esulta Giuseppe Cucca. La linea scelta in questi giorni dai renziani insospettisce Pd, M5S e Leu. Chi lavora al dossier mette subito mano al pallottoliere. In commissione come in aula, infatti, i senatori di Iv potrebbero essere decisivi: sia per tentare di forzare la mano sul calendario prima, che per approvare il testo così com’è poi. Il braccio di ferro, insomma, è destinato a durare. “Ostellari vuole fare melina, altro che mediazione – sono sicuri i dem – a un certo punto si tratterà di strappare e andare in aula. A quel punto, se i numeri non ci saranno, chi avrà affossato il ddl Zan dovrà assumersene la responsabilità”.

(LaPresse/di Nadia Pietrafitta)

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