Muti astanti

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto: Vincenzo De Luca

Il male fa notizia. E’ questo l’assunto che ogni buon giornalista conosce e che, al momento più opportuno, cerca di sfruttare a vantaggio (delle vendite) della testata per la quale lavora. Una regola aurea che si è ulteriormente inasprita, se non addirittura involgarita, nel corso degli ultimi anni quando la carta stampata ha pagato a caro prezzo il peso della concorrenza di internet. Un altro canale di propagazione delle notizie è stata la rete dei social network dove sono stata spacciate per verità sacramentate le cosiddette fake news (false notizie) alimentate da personaggi che di professione fanno gli “influencer” ovvero sono pagati per favorire ed accreditare idee ed interessi di parte (in genere quelli di chi li retribuisce). Comunque sia la velocità di diffusione della notizia è il maggior pregio da coltivare. Poco interessano il commento, l’approfondimento, l’analisi del contesto, la verifica dell’esatta fondatezza della notizia stessa. La gente ormai è inondata da news di ogni genere e qualità attraverso iPhone ed IPad ed ogni altra diavoleria elettronica e telematica che viene immessa sul mercato delle innovazioni tecnologiche e merceologiche. Più veloci e più numerosi sono gli stimoli informatici e le notizie che ci giungono, meno tempo avremo per ragionare e sempre di più saremo condizionati dal numero di condivisioni che la news ha ottenuto sui social. Se la notizia, poi, diventa “virale” assume un maggior valore, qualunque sia la veridicità e l’importanza che essa riveste. Ed è quindi la diffusione delle notizie a limitare il discrimine della serena valutazione per amplificare quello della sola sensazione. In questo contesto sono le notizie negative a colpire maggiormente le persone, ancorché esse suscitino reazioni vaghe ed epidermiche. E’ da oltre un anno che la superficialità ed il sensazionalismo sono parte del quotidiano bombardamento al quale siamo sottoposti nei rendiconti quotidiani che ci vengono propinati sull’andamento della pandemia. Praticamente un cane che si morde la coda. Le notizie negative alimentano ansia e pessimismo nella gente comune e quest’ultima si mal predispone ad accoglierle ed interpretarle. Nessuno spazio, ad esempio, viene dato all’incremento del numero dei guariti, oppure al dato dei contagiati che vengono curati per tempo e correttamente in casa propria (guarendo in maggior numero rispetto a quelli ospedalizzati). Nessun cenno allo spaventoso incremento dei tamponi ed al numero di vaccinazioni giornalmente praticate in ogni parte d’Italia; non un riferimento alla compostezza ed alla diligenza che il popolo italiano sta mostrando in questo delicato frangente. Un popolo di contestatori, di levantini, pronti sempre a carpire il favoritismo eludendo le regole, che però sta mettendo in mostra un aplomb anglosassone innanzi alla macchina organizzativa anti-Covid. Venendo alla nostra provincia: si conferma ovunque questo dato comportamentale, anche in zone del Casertano che in genere sono tristemente note per altra fenomenologia sociale. Laddove si è integrata la macchina organizzativa dell’Esercito e quella dell’Azienda Sanitaria locale, si sono raggiunti risultati eccezionali con oltre tremila inoculazioni giornaliere alla caserma Garibaldi. In quel luogo il personale dell’Asl e quello militare, hanno creato una servizio impeccabile, sotto tutto i punti di vista, ma nessuno ne parla e certo non fa clamore. Pensate: in un paio d’ore seimila giovani si sono prenotati per l’Astrazeneca Day, un’idea brillante per smaltire quella tipologia di vaccino che, una pessima gestione di notizie sanitarie, ha delegittimato come pericoloso. Dovrebbe almeno far notizia il rovescio di questa bella medaglia: la mancanza dei vaccini destinati alla provincia di Caserta che ancora una volta si esauriranno tra poche ore. Ne riceviamo la meta di quelli destinati a Napoli. Non è la prima volta, e dubito sia l’ultima, che Terra di Lavoro viene sottostimata e sotto alimentata dai vertici regionali per la vicenda Covid. Eppure gira in giacca e cravatta, inappuntabili, quanto inutili, un folto gruppo di “Onorevoli” consiglieri regionali che a Napoli politicamente contano quanto il due di briscola. Si interessano di piccolo cabotaggio clientelare ed elettorale, fastidiosi come tafani e narcisi come farfalle. Avemmo ad esortarli per stimolarli a fare un patto politico per Caserta e la sua provincia dimenticando gli atteggiamenti subalterni nei confronti di Vincenzo De Luca e dell’establishment. Una satrapia salernitana che ha azzerato ogni anelito politico in provincia di Caserta che possa avere le sembianze di un’autonomia di pensiero. Non meglio quelli che dovrebbero fare opposizione a questa situazione, ma che si dichiarano impotenti di poter esercitare un ruolo di critica e di denuncia. Caserta ebbe in passato gente che seppe rivendicare un ruolo politico contro il Napolicentrismo. Oggi purtroppo disponiamo solo di muti astanti.

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