NAPOLI (di Angela Garofalo) – “My favourite”, lo storico album del chitarrista campano Lucio Lazzaruolo, esce rimasterizzato dopo 16 anni per l’etichetta Luminol Records.
In un’epoca in cui tutto corre alla ricerca spasmodica di novità, qualsiasi sia il genere, ecco che c’è chi prova a fare il contrario. O meglio, a ridisegnare qualcosa di un recente passato. Era il 2005, quando Lucio Lazzaruolo esce con il suo primo album dal titolo “My favourite”, un viaggio nel mondo della chitarra classica ma non accademico piuttosto contemporaneo e personale. Fedele a questo incipit ci torna a distanza di anni con la ristampa in digitale dell’album, rimasterizzato e rivissuto.
Già dal titolo – My favourite, i miei preferiti – si esplicita il percorso musicale che si presenta all’ascoltatore: 22 brani preferiti da Lazzaruolo, di autori storici con i quali si è confrontato nel corso degli anni, vuoi per motivi di studio come per la sua attività concertistica e quattro suoi brani. Un ascolto consigliato per udire la magia che consegna all’orecchio una chitarra classica; evento che oramai diventa patrimonio da preservare e Lucio Lazzaruolo ce ne restituisce ben 22 ottimi motivi a tutela di ciò.
In esso ritroviamo principalmente, il chitarrista e compositore spagnolo Fernando Sor come lo slavo Johann Kaspar Mertz, ma anche il francese Napoléon Coste e il venezuelano Antonio Lauro; non mancano brani popolari come “Scarborough Fair” e la “Marcia dal Flauto Magico” di Mozart e la amatissima “Horizons” di Steve Hackett. Ci sono anche alcune composizioni originali di Lazzaruolo come: “A Life Of Agony” con Raffaele Villanova del Notturno Concertante e, “Half Human Town” uno dei classici del Notturno Concertante dal primo album “The Hiding Place” del 1989 riproposto in versione originale. L’irpino Lucio Lazzaruolo è una delle figure di riferimento per il progressive-rock italiano con la longeva band del Notturno Concertante di cui è stato fondatore nel 1984 e con la quale, ha pubblicato sette album e due solisti per chitarra classica. Del remastering di “My favourite” si è occupato proprio Villanova, l’altra metà del Notturno Concertante, che ha riequilibrato il suono sul fronte stereo, ha dato maggiore presenza alla chitarra e scelto dei riverberi più naturali.
Ventidue brani rimasterizzati a distanza di 16 anni: cosa spinge ad una scelta come questa, visto il correre dei nostri tempi?
“Due ragioni innanzitutto: la prima è che credo ancora nella validità del progetto e poi perché ormai il cd in questione era non facilmente reperibile; in realtà, è diventato un po’ obsoleto proprio il supporto fisico ed era giusto pubblicare in streaming anche questo album. L’interesse per ‘My favourite’ da parte di Luminol, un’etichetta milanese che in genere si dedica ad altri tipi di musica, ha poi reso possibile la pubblicazione sulle principali piattaforme in streaming e download.
Tornarci su: cosa ha cambiato – se ha cambiato – e, cosa ha voluto rimanere integro?
“Sono cambiate diverse cose, a livello di equalizzazione e di fronte stereo. Pure i riverberi sono molto meno presenti e invadenti. Abbiamo voluto privilegiare un suono più naturale della chitarra tra l’altro di una ottima chitarra artigianale, una Giussani. Dico ‘abbiamo’ perché il lavoro è stato fatto in sinergia con Raffaele Villanova, l’altro componente del mio gruppo, il Notturno Concertante. Insomma, il remastering è stato ovviamente influenzato dal cambiamento e dell’evoluzione del gusto. Un brano solo è rimasto piuttosto fedele a quello originale, ma più che altro per problematiche tecniche, mentre il brano ‘Grotesque’ è in una nuova versione”.
Come immagina l’ascoltatore di oggi, quello dei suoi frutti musicali. E’ cambiato e, se sì, in cosa rispetto al 2005?
“Spero in persone aperte mentalmente, che ascoltino vari tipi di musica, senza steccati o essere prevenuti. Mi piacerebbe che questo album costituisse un piccolo motivo di interesse per ascoltatori che non sono quelli soliti della musica classica. Un po’ quello che è successo a me, tanti anni fa, ascoltando Horizons di Hackett: mi ha spalancato una finestra su un universo meraviglioso di cui avevo vagamente sentore”.
All’uscita di questo album dichiarò in un’intervista che aveva mandato il disco sia a Steve Hackett che ad Anthony Phillips (componenti dei Genesis, ndr) ed entrambi avevano apprezzato molto questo lavoro: ha replicato?
“Con Ant Phillips è un po’ di tempo che non mi sento. Con Steve Hackett ho avuto modo di parlare di persona qualche anno fa a Napoli, durante la presentazione di un libro del giornalista Mario Giammetti, dedicato ai Genesis. Nel corso di questa presentazione abbiamo suonato in duo acustico alcuni brani dei Genesis, riarrangiati per due chitarre classiche. Le parole di Hackett, una persona davvero squisita, mi hanno lusingato, allo stesso modo di quelle dedicate a My favourite dal chitarrista inglese.