Napoli: blitz antidroga nel rione Poverelli, bambini usati come pusher

Foto Ufficio stampa Carabinieri/LaPresse

MILANO – Sono poco più che bambini i baby pusher che consegnavano a domicilio la droga: hanno tra gli 11 e i 12 anni, minori non ancora perseguibili utilizzati dai ‘grandi’ nei traffici di droga. Nel rione popolare dei Poverelli, a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, i carabinieri hanno arrestato 16 persone (5 erano già in carcere per altri reati), ad altre 2 – madri di bimbi in fasce – sono stati notificati provvedimenti di dimora nella provincia di Napoli, tutti emessi dal gip di Torre Annunziata, su richiesta della locale Procura.

Per tutti le accuse sono, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, di estorsione, detenzione e porto illegali in luogo pubblico di armi comuni da sparo, per un totale di 60 capi di imputazione, dei quali 58 concernenti la droga.

Per non farsi scoprire, gli arrestati utilizzavano un linguaggio in codice. Così la cessione delle dosi di droga diventavano “ambascaita (messaggio in dialetto napoletano, ndr.); caffè, coso, biscotto. I ‘clienti’ erano ricevuti in appartamenti protetti da sistemi di videosorveglianza installati del tutto abusivamente. Così si sentivano al sicuro da visite ‘non gradite’. Le dosi, invece, erano chiamate ‘Pallini’ e potevano pesare diverse decine di grammi di cocaina, a seconda della richiesta dell’acquirente.

Le indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dalla procura di Torre Annunziata, sono state avviate nel dicembre 2018 a seguito del ferimento a colpi d’arma da fuoco di un uomo, risultato poi essere un acquirente di stupefacenti, avvenuto all’interno del rione popolare “Poverelli” del centro storico di Torre Annunziata. Dalle indagini è emerso che per comprare la droga, soprattutto cocaina, gli acquirenti arrivavano nella cittadina vesuviana da tutta la provincia partenopea. Il traffico di droga era gestito da soggetti accomunati dalla stessa residenza nel rione dei Poverelli.

Nel corso delle indagini sono emerse anche condotte estorsive, in questo modo gli arrestati si assicuravano che i tossicodipendenti pagassero la droga che compravano ‘a credito’.

Quattro degli indagati sono risultati essere percettori del reddito di cittadinanza e sono stati segnalati all’Inps per la revoca del sussidio.

di Laura Pirone

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