Nato, l’ammiraglio Munsch: “Facciamo il possibile per l’Ucraina”

NAPOLI – Le luci dell’albero di Natale nel cuore della base Nato di Lago Patria si riaccendono. Un segno di speranza dopo due anni di pandemia, mentre la guerra tra Russia e Ucraina infuria senza sosta. Un brivido di normalità, il sapore della tradizione, per chi ogni giorno lavora al Jfc Naples e per l’ammiraglio Stuart B. Munsch, comandante della base. Ci riceve nel suo ufficio. E’ consapevole del momento difficile che l’Europa vive. Ma nel suo sguardo, oltre che nelle parole che ha scelto per rispondere alle nostre domande, c’è la speranza in un orizzonte di pace.

Il Natale che sta per arrivare è purtroppo caratterizzato dalla guerra tra Russia e Ucraina. Quali sono le prospettive Nato per la soluzione del conflitto?
Come Nato facciamo tutto quello che possiamo per sostenere gli ucraini in questo terribile momento e li ammiriamo molto per la loro volontà di andare avanti, di respingere gli attacchi che sono stati loro portati dalla Russia. E’ un periodo molto difficile per l’Ucraina, basti pensare alle sofferenze e alle umiliazioni che hanno patito in questi mesi. Noi dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere per aiutarli. Il Natale è un momento per guardare al passato, al presente e soprattutto per sperare in un futuro migliore per tutti.

Il comando si trova in una posizione strategica nel Mediterraneo, in una città che ha un consolidato rapporto con gli Stati Uniti. Che impatto ha avuto lo scenario della guerra sulle attività operative che lei coordina?
Noi sosteniamo l’Ucraina e dobbiamo anche pensare a difenderci. Per questo c’è stato un aggiornamento nella pianificazione della nostra difesa, alcuni cambiamenti nella postura, ovvero nella dislocazione delle nostre forze, e anche un innalzamento nei livelli di prontezza. Sono stati creati dei battle group, gruppi di combattimento, in Bulgaria e in Romania, e stiamo eseguendo esercitazioni con altri Paesi della Nato nelle quali l’Italia ha una posizione senz’altro di rilievo. Ci sono 5 portaerei nel Mediterraneo attualmente, tra le quali l’italiana Cavour, che sono a capo di uno di questi battle group, quello che si trova in Bulgaria. Portiamo avanti poi delle azioni in Montenegro e tutto questo in aggiunta a quelle che garantiamo da lungo tempo, come quelle nei Balcani, dove proteggiamo la libertà di movimento in Kosovo, attività che è capeggiata da un generale italiano. Inoltre stiamo aiutando le forze irachene a costruire le proprie istituzioni e anche in questo caso a capo della missione c’è un generale italiano.

La Nato riapre alla stampa e al territorio. In quali altre attività è impegnata, nello specifico, la base Nato di Napoli?
Siamo contenti di aver potuto riprendere le tradizioni del passato e stringere relazioni con la comunità locali. Ci sentiamo parte di una famiglia. E proprio per questo esprimiamo il nostro dolore per quello che hanno subito le famiglie di Ischia. Siamo con loro e con i soccorritori che si sono impegnati per garantire assistenza. Se le condizioni di sicurezza lo permetteranno, continueremo lungo questa traiettoria di relazione più stretta con la comunità e pensiamo soprattutto alle scuole e alle famiglie. Per quanto riguarda le attività, oltre a quelle già citate, ci occupiamo delle cosiddette fasce geografiche del Medio Oriente e nei Paesi nel Nord Africa, incontrando accademici, think tank, comunità di affari, per capire quali sono i loro problemi presenti e potenziali e aiutarli a provare a risolverli. Siamo un punto di raccordo importante in Europa, dal Portogallo all’area più orientale, e cooperiamo con questi Paesi a scopi, ad esempio, esercitativi. E vorrei aggiungere anche un’altra considerazione.

Prego.
Non essendo io solo il comandante solo di Jfc ma anche il responsabile delle forze navali statunitensi in Europa e in Africa, è mio compito integrare le forze americane con la Nato e le sue attività. Ed è quello che sta avvenendo con il lavoro congiunto che la portaerei Bush, che si trova in rada nel porto di Napoli, sta portando avanti con la Cavour nello Ionio.

Lei si è insediato da pochi mesi, cosa pensa della città di Napoli che ospita la base di cui è al comando?
E’ un lavoro che mi piace molto perché posso incidere e tracciare il corso delle attività della marina americana e della Nato. Napoli è una città meravigliosa, mi trovo benissimo qui. Mi piace la storia, la cultura, il cibo e il calore della gente. Già mio padre, oltre 50 anni fa, durante il servizio militare, aveva scoperto che Napoli era il posto che preferiva proprio per le stesse ragioni. Sono felice di essere qui.

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