‘Ndrangheta, arrestato il latitante Luigi Abbruzzese

E' stato trovato con addosso due pistole e documenti falsi

LaPresse - Matteo Corner

CASSANO ALLO IONIO – Un’attività di indagine durata oltre tre anni ha permesso alla polizia di Cosenza e Catanzaro, con il supporto della polizia scientifica, di arrestare il 29enne Luigi Abbruzzese.

Il blitz e l’arresto

Considerato uno dei latitanti più pericolosi in circolazione, Abbruzzese è il capo dell’omonima cosca ed è già destinatario di una misura cautelare e di una condanna a 20 anni per traffico di droga. Il blitz è avvenuto questa mattina a Cassano allo Ionio. L’arrestato al momento dell’intervento della polizia è stato ritrovato con addosso 2 pistole e relative munizioni oltre che un documento falso.

Sfuggito alla cattura prima operazione ‘Gentleman’ nel 2015

Era come detto ricercato dal marzo del 2015 quando era sfuggito alla cattura nell’ambito dell’operazione denominata ‘Gentleman’. In quell’occasione, a seguito di un ordine della Dda di Catanzaro, la Guardia di finanza aveva  dato esecuzione all’arresto di 32 persone con l’accusa di traffico internazionale di droga e a 24 condanne. Tutti gli imputati erano stati ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e di armi. Un’attività importante che avveniva anche con la collaborazione di organizzazioni criminali in Albania, Olanda e Sud America. E, secondo gli inquirenti, a capo della stessa c’erano da un lato Filippo Solimano e dall’altro proprio Luigi Abbruzzese.

La zona del ‘Timpone Rosso’ al centro dell’attività del clan

L’attività della cosca Abruzzese si era sviluppata nella zona definita ‘Timpone Rosso’ a Cassano allo Ionio. Luigi ha ricevuto le redini dell’organizzazione da ‘Dentuzzo’, ovvero il papà Franco ritenuto boss della ‘ndrangheta che da Lauropoli negli anni ha imposto il proprio dominio alla Sibaritide. Questo almeno fino al 2009 mentre il nonno dell’arrestato, Celestino Abruzzese, è stato capostipite degli ‘zingari’. Anche lui arrestato e da tempo dietro le sbarre dopo essere sfuggito in più di una circostanza alla cattura. Insomma stesso destino del nipote, oggi consegnato alla giustizia dopo tre anni di ‘inseguimenti’.

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