In un antico inno in latino, che si eleva in modo speciale oggi, solennità dell’Immacolata Concezione, si canta: «Tota pulchra es, Maria. Et macula originalis non est in Te». E cioè: «Tutta bella sei, Maria. E la macchia originale non è in te». È questo il senso della festa odierna, che celebra la Vergine, concepita senza peccato.
Ha scritto Dante, nell’inno di San Bernardo, che in lei è la misericordia, la pietà, la magnificenza, la bontà. In lei, nel suo grembo, è Dio che si fa uomo. La Madonna, che ha benedetto e benedice la Città di Pompei, cui si rivolgono i fedeli di tutto il mondo, ci appare inarrivabile, eppure è proprio a lei che dobbiamo guardare come modello per la nostra vita. Maria Immacolata è la piena di grazia perché colma della presenza di Dio, “abitata” interamente da lui. In Maria tutto proviene da Dio ed ella diventa, così, trasparenza della sua bontà e della sua misericordia.
La festa dell’Immacolata Concezione ci invita ad accogliere pienamente Dio e la sua grazia misericordiosa dentro di noi, lasciandoci trasformare da lui, abbandonando definitivamente la strada del peccato, per portare con noi, nella vita di ogni giorno, la luce dell’amore divino e condividerla con tutti coloro che incontriamo.
Come Maria, ciascuno è chiamato ad uscire dal recinto del proprio egoismo, a vincere la tentazione dell’indifferenza, per andare verso gli altri e piegarsi su chi è affaticato e oppresso. La Vergine, che è immagine di un’umanità nuova, ci chiede di camminare con determinazione sulle vie della santità. È bello pregare la Madonna, soprattutto con la corona del Santo Rosario, così come dimostrarle il nostro affetto con piccoli gesti o con il sacrificio di un lungo pellegrinaggio, magari a piedi. Occorre però dare testimonianza al nostro amore per Maria cercando di imitarla, mettendo da parte la nostra volontà per accogliere quella di Dio. Se tutti gli uomini si comportassero come lei, mettendosi in ascolto del Padre, la terra sarebbe un giardino, abitato solo da fratelli, premurosi l’uno verso l’altro.
Il Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario e delle sue Opere di carità, ha trasformato la propria vita puntando il suo sguardo proprio a Maria e cercando, nella preghiera, la comprensione del disegno di Dio. È così che un peccatore convertito è riuscito ad edificare la Basilica, a propagare in ogni continente il Santo Rosario, a far nascere una città in una Valle di terra incolta abitata da pochi contadini e ad inaugurare un orfanotrofio e gli istituti per i figli e le figlie dei carcerati, capaci di accogliere migliaia di fanciulli per il bene dell’intera società. La santità, che solo chi si fa umile può raggiungere, è ricchezza per l’intera comunità civile.
Tommaso Caputo
Arcivescovo-Prelato e Delegato Pontificio