No alla Terra dei Fuochi

Le manifestazioni a Napoli e Caserta

(Photo by Tobias SCHWARZ / AFP)

NAPOLI – Tra gli slogan che hanno animato le manifestazioni di “Fridays For Future”, quello più urlato dagli attivisti campani è stato senz’altro “Stop ai roghi tossici”, una piaga che affigge molti territori della Regione. Tema così sentito e urgente da essere portato in piazza dai movimenti che hanno sì sfilato in difesa del Pianeta in cui viviamo, ma, in primo luogo hanno chiesto a gran voce un cambiamento delle politiche territoriali. L’estate appena trascorsa è stata infatti devastante per molte, troppe province, su tutte quelle del Casertano. Una macrozona tristemente nota come “Terra dei Fuochi”, per il fenomeno legato allo smaltimento illegale di rifiuti e ai continui roghi tossici che avvengono senza sosta. Situazione conosciuto ormai a livello nazionale, ma sulla quale sono davvero poche, se non nulle, le azioni intraprese per contrastarlo.

Cumuli di rifiuti hanno bruciato per giorni nella periferia di Napoli, su tutte quella orientale, rendendo l’aria irrespirabile per migliaia di cittadini, costretti a serrare le finestre delle loro case per evitare di respirare veleno. Conseguenza del momentaneo stop delll’inceneritore di Acerra, fermo per manutenzione, che, per una palese disorganizzazione, ha lasciato rifiuti in strada per intere settimane.

L’urlo della Terra dei Fuochi è stato alzato con forza nei cori dai manifestanti: chi con delle mascherine antigas sul viso, chi indossando delle tute bianche, i ragazzi hanno portato all’attenzione di chi li governa l’emergenza che da anni vivono sulla loro stessa pelle. “Abbiamo già manifestato contro i roghi tossici ad Aversa e alla protesta “Stop Biocidio”: è un tema che sentiamo, la nostra terra è avvelenata e noi abbiamo il dovere di fare qualcosa per salvarla e per salvarci”, affermano Antonio, Cristina e Maria del liceo Moscati di Sant’Antimo, partiti da casa alle 8 del mattino per essere presenti al corteo napoletano. La devastazione della natura a livello globale si è dunque mescolata alla piccola grande tragedia locale. Un mix perfettamente sintetizzato da un lungo striscione esibito a Napoli, con la scritta: “Dall’Amazzonia alla Terra dei Fuochi”. Un messaggio di condivisione del male comune, quello perpetrato dai “potenti”, che per interessi personali distruggono ecosistemi, paesaggi, vite. Se dall’altra parte del mondo bruciano le foreste brasiliane, da noi bruciano i cumuli di rifiuti a Napoli, a Caserta e in tutta la Terra dei Fuochi. Ma da ieri a tutto questo gli attivisti hanno detto no.

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