No del boss della droga al ras Papa

Filippo Piscitelli boss della cocaina
Filippo Piscitelli boss della cocaina

SAN FELICE A CANCELLO – Filippo Piscitelli si rifiutò di consegnare altra droga ad Antonio Papa perché questi aveva un debito con lui per altro stupefacente non pagato. Nell’organizzazione si era creato un malumore sulle forniture di droga, cocaina soprattutto. Il boss Piscitelli faceva credito a chi poi saldava il debito mentre a chi era restio a pagare o lo faceva in ritardo concedeva solo poche decine di grammi di sostanza per non incorrere in danni economici rilevanti. C’è anche questo nell’inchiesta che l’altro ieri ha portato 31 persone in carcere, sei ai domiciliari e una all’obbligo di firma con altri 16 indagati a piede libero. Filippo Piscitelli raramente vendeva la cocaina in piccole dosi. Quando si trattava di smerciare piccole quantità al suo interlocutore gli consigliava di rivolgersi al nipote. In diverse occasioni gli acquirenti sono stati bloccati dai carabinieri appena dopo l’acquisto della droga. In alcuni casi hanno negato di aver acquistato la droga. E’ il caso di un meccanico, del titolare di una salumeria e di uno studente di Giurisprudenza, poi abilitato alla professione di avvocato. Hanno negato di aver acquistato cocaina dopo una serie di telefonate con Elena Rivetti in cui si parlava di imminenti incontri anche a tarda ora. In molti invece messi alle strette hanno confessato. E hanno ammesso di essere abituali consumatori di hashish o cocaina. Tra i copinvolti nell’indagine figura anche Umberto Zampella, 28 anni, di Caserta. Nell’abitazione in cui si trovava domiciliari nel Parco delle Rose a Caserta. Era l’8 luglio del 2016 quando il giovane Marco Mongillo fu colpito da un proiettile in  testa. Sotto processo per quel delitto finì Antonio Zampella, fratello di Umberto che a sua volta fu arrestato per violazione degli arresti domiciliari.  Le indagini hanno permesso di mettere a nudo anche una fiorente attività di spaccio che si svolgeva a Caserta in diverse strade del centro tra cui via Leonetti, la stradina che da piazza Vanvitelli conduce presso l’ex carcere femminile.

I provvedimenti eseguiti l’altro ieri sono stati emessi dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Dda. In carcere è finito il 52enne Filippo Piscitelli, fratello del boss Raffaele; con Piscitelli sono state arrestate anche due delle sue ex mogli (si è sposato tre volte), in tutto sono otto le donne indagate che spacciavano anche davanti ai figli. Dall’inchiesta è emerso come il gruppo, contando sul legame con la camorra, fosse riuscito a gestire in modo egemone il traffico di stupefacenti nella Valle di Suessuola, creando un business tra i più floridi del Casertano. Ogni piazza di spaccio veniva gestita da un referente dei capi, che doveva rifornirsi di droga usando i canali indicati dal vertice dell’associazione, in particolare basi situate nei comuni napoletani di Marano e San Giorgio a Cremano. Se il responsabile di qualche piazza faceva credito e non riusciva a recuperarlo, i creditori venivano puniti. Sono stati documentati violenti pestaggi, atti incendiari e minacce armate. Da ieri sono partiti gli interrogatori di garanzia Il maxi-blitz è stato portato a termine da parte dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta tra le province di Caserta, Napoli e Benevento. È stata smantellata un’organizzazione criminale capeggiata da esponenti di vertice del clan camorristico Massaro, operante nei comuni della parte est del Casertano come San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico, la cosiddetta Valle di Suessuola al confine con il beneventano. L’attività investigativa, avviata dall’ottobre 2018 al maggio 2020, è stata condotta attraverso un’ampia piattaforma tecnica ed una mirata attività esterna di riscontro. E’ stata accertata, secondo la Dda che ha coordinato le indagini, l’operatività di un gruppo criminale, attivo prevalentemente nella Valle di Suessuola e collegato al clan Massaro, i cui accoliti, anche grazie al potere intimidatorio esercitato sul territorio gestivano, in maniera monopolistica, il traffico degli stupefacenti.. E’ stato individuato sia il vertice sia le articolazioni periferiche del sodalizio, queste ultime deputate allo spaccio al dettaglio che avveniva mediante una capillare distribuzione sul territorio di diverse piazze di spaccio, ciascuna affidata ad un sodale con l’obbligo di rifornirsi presso i canali di approvvigionamento indicati dal vertice criminale. Nel coso delle indagini sono stati tratti in arresto, come attività di riscontro, 8 spacciatori e sequestrati 200 grammi di hashish, 350 di cocaina, una pistola marca beretta calibro 7,65.

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