NAPOLI – La polizia e i carabinieri ricostruiscono le sparatorie, che hanno portato agli omicidi di Emanuele Tufano ed Emanuele Durante nel centro storico. All’alba di ieri hanno arrestato sedici ragazzi (sei sono minorenni). Gli investigatori spiegano che hanno acceso i riflettori su due distinti, ma collegati episodi di sangue: l’omicidio di Emanuele Tufano il 24 ottobre 2024 e l’omicidio di Emanuele Durante il 15 marzo scorso.

La questura fa sapere che le capillari attività investigative della squadra mobile diretta da Giovanni Leuci hanno consentito di accertare che Tufano è stato ucciso nel corso di un grave conflitto a fuoco, iniziato in via Antonietta De Pace e conclusosi in via Carminiello al Mercato, tra due gruppi contrapposti di giovani, alcuni dei quali minorenni, provenienti dal rione Sanità e dal quartiere Mercato, che, con le tipiche modalità delle bande armate, si sono affrontati utilizzando almeno 5 armi ed esplodendo gli uni contro gli altri, ad altezza d’uomo e con l’intenzione di uccidere, numerosi colpi. Per un errore nell’uso delle pistole, Emanuele Tufano veniva ucciso da uno dei componenti del suo stesso gruppo della Sanità.
Sempre secondo la questura, tale conflitto armato è maturato nell’ambito di contrasti tra gruppi emergenti intenzionati ad acquisire il potere egemonico su diversi quartieri cittadini, mediante atti dimostrativi di supremazia e controllo violento del territorio. Grazie alle investigazioni della squadra mobile sono state identificate le 14 persone – otto maggiorenni e sei minori – accusate di aver partecipato allo scontro armato, destinatarie del provvedimento cautelare. Non è finita. Riguardo all’omicidio di Durante, le approfondite indagini compiute dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Napoli hanno permesso di identificare i due presunti responsabili e sono state emesse altre due misure cautelari per Salvatore Pellecchia, ritenuto il mandante e per Alexandr Babalyan, considerato l’esecutore materiale.
Secondo la ricostruzione degli investigatori dell’Arma, il grave fatto di sangue è strettamente correlato alla morte di Emanuele Tufano: il delitto sarebbe stato deciso, approvato ed attuato da soggetti vicini al gruppo Sequino nel rione Sanità, recentemente ricostituitosi per il ritorno in libertà di una serie di persone, tra le quali Salvatore Pellecchia, scarcerato il 22 gennaio 2025, nipote della madre di Emanuele Tufano. Sempre stando alla versione fornita dai carabinieri, i due indagati a seguito dell’omicidio di Emanuele Tufano avrebbero maturato la decisione di uccidere Emanuele Durante.

Ecco l’elenco delle persone maggiorenni raggiunte dalle misure cautelari eseguite dalla polizia: Cristian Scarallo, Giuseppe Auricchio, Vincenzo Zerobio, Francesco Esposito, Raffaele Criscuolo, Mattia Buonafine, Simone Gioffredo e Gennaro De Martino. Eseguita dai carabinieri la misura cautelare in un istituto minorile per il 18enne Antonio Palmieri e per quattro minorenni. Un 14enne è stato collocato in una comunità.
Tufano ucciso per errore da un suo amico
NAPOLI (giule) – Il retroscena tracciato dagli investigatori è agghiacciante. Emanuele Tufano, incensurato, è rimasto vittima di un tragico errore durante una violenta sparatoria nel centro storico. Lo scontro a fuoco, iniziato in via Antonietta De Pace e culminato in via Carminiello al Mercato, ha visto contrapporsi due fazioni rivali di giovani della Sanità e del Mercato. Secondo i carabinieri, Tufano era alla guida del quinto scooter e dietro di lui c’era un amico, anche lui ferito per errore dalla stessa pallottola. Il proiettile che ha colpito Tufano al torace è penetrato nel braccio del passeggero, provocando una lesione minore, diranno i medici più tardi. Tufano sarebbe stato ucciso da una pallottola esplosa da un membro del suo gruppo. Tutto sarebbe cominciato da qui. Perché gli investigatori hanno avviato indagini mirate anche con intercettazioni e nei vicoli del rione Sanità la morte di Tufano ha scosso un po’ tutti. C’era molta rabbia nei giorni seguenti. Uno scenario agghiacciante. Dopo l’omicidio di Emanuele Tufano, sarebbe stato deciso di uccidere Emanuele Durante non solo e non tanto per vendicare la morte del ragazzo, ma per dimostrare la permanenza della egemonia del clan Sequino sul territorio. Emerge questo nelle ordinanze di custodia cautelare eseguite ieri dai poliziotti della squadra mobile e dai carabinieri.
L’omicidio di Durante serviva in definitiva anche per dimostrare la permanenza della egemonia del clan Sequino sul territorio, anche a fronte di eventi, che seppur non strettamente attinenti a dinamiche di contrasto con altri sodalizi, o ad epurazioni interne, nell’ottica del potere criminale minavano l’immagine e la credibilità dei Sequino.
Va detto che i provvedimenti eseguiti ieri sono misure cautelari disposte in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari delle stesse sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.
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