NAPOLI – C’è un nuovo sviluppo nelle indagini sull’aggressione brutale avvenuta nella notte del 1° febbraio scorso nei pressi dei cosiddetti “baretti” di Chiaia, cuore pulsante della movida partenopea. Una serata come tante, trasformata in un incubo per uno studente universitario, pestato a sangue da un branco di giovani per aver chiesto, civilmente, il rispetto della fila per accedere al bagno di un locale. Ieri, a distanza di cinque mesi, il cerchio si stringe ulteriormente: i carabinieri del Nucleo Operativo di Bagnoli hanno eseguito un provvedimento cautelare a carico di altri tre indagati, ritenuti responsabili del violento raid.
A finire nei guai sono stati Emanuele Marotta, 42enne ritenuto vicino al clan Marsicano di Pianura e spedito in carcere, Ciro Battista di 20 anni e Elia Seta, 21enne. Tutti e tre sono di Pianura. I più giovani sono stati ristretti ai domiciliari. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale del Riesame di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, che ha impugnato un’ordinanza del gip partenopeo risalente allo scorso aprile, nella quale le misure cautelari erano state concesse solo per tre dei sei indagati. Ma grazie a una nuova valutazione del quadro probatorio, è emerso che tutti e sei i soggetti avrebbero preso parte attiva all’aggressione, scaturita – secondo gli inquirenti – da futili motivi.
Le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza hanno ricostruito con chiarezza la dinamica: il giovane fu accerchiato, colpito con calci, pugni e perfino con il calcio di una pistola. Giaceva inerme a terra, mentre la furia del branco continuava senza sosta. A rendere ancora più in- quietante il quadro, un dettaglio emerso durante le indagini: uno dei tre arrestati nelle scorse ore, dopo il pestaggio, avrebbe esploso alcuni colpi di pistola all’esterno del locale, incurante della presenza di decine di ragazzi, molti dei quali minorenni.