CASAL DI PRINCIPE – Che dopo la violenza ci fosse stato spazio soltanto per il dolore, per riflettere su quanto di ingiusto era accaduto e per ricordare chi sciaguratamente non c’è più: era la speranza che in tanti avevano abbracciato. Ed invece, a due giorni dalla tragedia che ha sconvolto l’Agro aversano, c’è il rischio che si generi una scia di gesti barbari. Sabato sera, un gruppo di giovani liternesi ha raggiunto, in sella a diversi scooter, piazza Villa, il luogo dove Giuseppe Turco è stato accoltellato a morte al culmine di una lite. I centauri hanno puntato alcuni ragazzi di Casale lì presenti e, improvvisamente, ‘a freddo’, hanno iniziato a malmenarli. Dopo il pestaggio si sono dedicati al bar Morza, imbrattando con varie scritte pareti e porta di ingresso: in questo locale aveva preso il via la zuffa tra Truco, 17enne, e Anass Saaoud, il 20enne originario di Tripoli che, secondo il pubblico ministero Francesco Cirillo, ha inferto 8 coltellate al fianco destro del minore causandone la morte. “Non capiscono che così uccidono di nuovo Giuseppe. Viene ammazzato per la seconda volta. Chi dice di essere amico di mio figlio non può fare azioni del genere”: è lo sfogo di Raffaele, il papà della vittima. Ieri mattina, mortificato e arrabbiato per quanto accaduto a Casale, ci ha contattato per comunicare la sua disapprovazione: “Il raid di venerdì sera è ingiustificabile. Da un gesto simile non posso fare altro che dissociarmi. Appena avrò la possibilità, parlerò a tutti questi ragazzi di Villa Literno e chiederò loro di smetterla, di non fare atti del genere in nome di Giuseppe. Perché mio figlio deve essere ricordato per altro, per le cose belle”. Il timore è che si inneschi un botta e risposta, fatto di ritorsioni e inutili vendette, tra il gruppo di amici del 17enne ucciso e quello del suo presunto carnefice. “Adesso sto piangendo io per la morte di mio figlio. Non voglio che soffrano altri genitori. A questi ragazzi dico: basta violenza. Basta. Chiedo scusa a tutta la comunità di Casal di Principe. Chiedo scusa al sindaco Renato Natale. Quelle alla base del raid di venerdì sono logiche che non ci appartengono e che non devono e non possono appartenere a noi. La morte di Giuseppe deve essere un monito, non può generare altra violenza. Adesso – ha concluso il papà – voglio giustizia. Ma la voglio secondo legge. Non serve vendetta”. Purtroppo i segnali che possa prevalere la rabbia incontrollata, l’odio e il desiderio di dare sfogo teatralmente a queste pulsioni, ci sono tutti. E l’indizio principale è dato dalla scritta con cui la compagine di liternesi ha imbrattato l’ingresso del bar Morza: “G.T. 17”. Le iniziali del nome e del cognome della vittima e l’età che aveva quando è stata uccisa. Una scritta potenzialmente pericolosa. Per quale ragione? Perché richiama il codice con cui a Napoli viene esaltato Emanuele Sibillo, il baby boss fondatore dell’omonimo clan, con cui aveva provato a scalzare l’egemonia dei Mazzarella da Forcella, ucciso il 2 luglio 2015. “E.S. 17”: lettere e numeri diventati simboli di camorra, lettere e numeri in grado di ispirare, tragicamente, le gesta di altri giovani desiderosi di calcare il sogno (l’incubo) criminale. Lettere e numeri che evocano un contesto a cui Giuseppe non apparteneva. E come ha detto il suo papà, azioni del genere non fanno altro che “ucciderlo un’altra volta”.
L’udienza di convalida del fermo di Anas
È stata fissata per questa mattina l’udienza di convalida del fermo di Anass Saaoud, il 29enne originario di Tripoli ora in carcere con l’accusa di aver accoltellato a morte il 17enne Giuseppe Greco all’esterno del bar Morza in piazza Villa. A decidere se confermare o meno il provvedimento di arresto emesso dal pubblico ministero Francesco Cirillo sarà il giudice Ilaria Giuliano del Tribunale di Napoli Nord. Il 20enne agli investigatori ha già confermato di aver colpito Turco. Lo ha fatto, ha detto, per motivi sentimentali: stava frequentando una ragazza che in passato era stata fidanzata con il liternese. E proprio questa giovane, la sera del delitto, era arrivata in piazza Villa con un’amica. Vedendo anche il 17enne lì, Anass avrebbe sospettato che i due si sentissero ancora e così, per gelosia, è nata la lite finita in tragedia. Otto le coltellate che il 20enne avrebbe inferto a Turco. Per le ferite, il minore si accasciò vicino a una panchina e venne portato dagli amici alla clinica Pineta Grande, dove è spirato per le gravi ferite riportate. Stando a quanto accertato finora dai carabinieri della Compagnia di Casal di Principe, guidati dal capitano Marco Busetto, l’incontro tra vittima e carnefice sarebbe stato casuale. Non era stato programmato.
Il sindaco Natale: “No alla guerra tra bande, è un passato che non vogliamo rivivere”
“Si vuole ritornare a una sorta di guerra fra bande? È un passato che non vogliamo più vivere”: parole del sindaco Renato Natale. Da uomo di esperienza, da cittadino e politico che ha attraversato gli anni bui dell’Agro aversano, è in grado di cogliere i segnali di pericolo. E quelli di venerdì sera sono inquietanti. “La motivazione del raid in piazza Villa – ha dichiarato la fascia tricolore – sarebbe una sorta di vendetta per la morte del giovane ucciso”. Giuseppe Turco, 17enne di Villa Literno, secondo gli inquirenti è stato assassinato a coltellate da Anass Saaoud, originario di Tripoli ma cresciuto a Casale. Ma per Natale questa tragedia che ha sconvolto due comunità, quella casalese e quella liternese, “è solo un modo, invece, per giustificare azioni dettate dal proprio istinto bestiale o, peggio ancora, per affermare un dominio. La maggior parte dei casalesi e villaliternesi dicono no, no e no. Non vi consentiremo di riportare paura e insicurezza nelle nostre strade. E non è consentito neanche strumentalizzare un evento tragico come la morte di un ragazzo, a giustificare delle proprie azioni incivili”.
Ieri sera, con consiglieri e assessori, alle 20 e 30, Natale ha partecipato a un sit-in in piazza Villa. E sempre ieri Raffaele Turco, papà di Giuseppe, ha contattato telefonicamente il sindaco per chiedergli scusa: “Nonostante il suo grande dolore – ha commentato Natale – ha sentito la necessità ed ha avuto la forza di assumere posizioni pubbliche per invitare tutti ad evitare altre violenze. È segno di grande civismo e responsabilità”. Anche il sindaco di Villa Literno, Valerio Di Faia, si è associato alla condanna del raid.
Il primo cittadino di Casale ha invitato alla prefettura “la richiesta di una maggiore presenza nelle piazze e nelle strade delle forze dell’ordine”. E l’ufficio territoriale di Governo ha già risposto assicurandogli di stare predisponendo “misure speciali per Casale e Villa Literno”. C’è la preoccupazione che si torni a respirare un clima di terrore, che si scelga di non uscire di casa. E per evitarlo, Natale invece ha invitato i suoi concittadini “a continuare a frequentare i luoghi di incontro, senza cedere alla paura. Abbiamo sconfitto fenomeni ben più pericolosi e anche questo presto – ha concluso – lo lasceremo alle nostre spalle, soprattutto se ci impegniamo tutti insieme”.
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