Nucleare, replicare l’energia delle stelle: al via progetto della prima centrale a fusione

Replicare l'energia delle stelle e farne uso per avere potenza elettrica in grado di rispondere ai consumi di luce pari a quelli di 1,5 milioni di famiglie in un anno.

Francois Lafite/Wostok Press/Maxppp France, Le Bourget 14/10/2014 World Nuclear Exhibition. Salon mondial des industries du secteur nucleaire. Maquette de centrale nucleaire chinoise Hualong 1. Lapresse Only italy

ROMA – Replicare l’energia delle stelle e farne uso per avere potenza elettrica in grado di rispondere ai consumi di luce pari a quelli di 1,5 milioni di famiglie in un anno. E’ questo l’obiettivo che, entro la metà del secolo, si pone il nuovo programma europeo di ricerca sulla fusione cofinanziato dalla commissione Europea tramite Euratom, ‘Horizon EUROfusion’, con il via libera alla progettazione della prima centrale a fusione, denominata DEMO (Demonstration Fusion Power Reactor).

Con l’annuncio – arrivato a Bruxelles dal Consorzio EUROfusion, di cui fanno parte 21 organizzazioni italiane coordinate da Enea, tra cui Istituto per la scienza e tecnologia dei plasmi del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istp) e Consorzio RFX – si è fatto presente l’intenzione di produrre, in modo sicuro e sostenibile, 300-500 MW (Megawatt) di potenza elettrica. Il reattore dimostrativo DEMO sarà il successore dell’impianto sperimentale ITER, attualmente in costruzione nel sud della Francia, a Cadarache.

Nel sole e nelle stelle, il processo di fusione dei nuclei di idrogeno produce elio e libera energia, il cui irraggiamento consente la vita sulla Terra – viene spiegato – gli scienziati stanno lavorando per replicare reazioni analoghe con isotopi di idrogeno, che fondendosi rilasciano un’enorme quantità di energia. Lo scopo è realizzare impianti nucleari a fusione per la produzione di energia elettrica su larga scala, sicura, a costi competitivi e nel rispetto dell’ambiente. A parità di quantità, si rileva che la fusione genererà circa 4 milioni di volte più energia rispetto a quella prodotta bruciando carbone, petrolio o gas.

“Si tratta di un passo importante che traghetterà la ricerca sulla fusione da un ambito puramente sperimentale alla produzione vera e propria di energia elettrica – osserva Alessandro Dodaro, direttore del dipartimento Enea di Fusione e tecnologie per la sicurezza nucleare – DEMO dovrà adottare le più avanzate tecnologie per ‘controllare’ il plasma e generare elettricità in modo sicuro e continuo operando con un ciclo del combustibile chiuso”. Per questo – continua Dodaro – “stiamo realizzando, con i nostri partner, il super laboratorio Divertor Tokamak Test (DTT) al Centro ricerche di Frascati”; dove saranno testate “nuove e diverse configurazioni e materiali per il divertore, il dispositivo che avrà il compito di smaltire il calore residuo all’interno dei reattori a fusione con flussi di potenza superiori a 10 milioni di watt per metro quadrato, confrontabili a quelli della superficie del sole”.

Il Consorzio EUROfusion coordina le attività di ricerca europee nel campo dell’energia da fusione in linea con la road-map Ue. La sua rete comprende circa 4.800 scienziati provenienti da istituzioni di 29 Stati (26 membri Ue, Svizzera, Regno Unito e Ucraina). EUROfusion può contare su un finanziamento di oltre 1 miliardo di euro per gli anni 2021-2025, che comprende un contributo Euratom di oltre 550 milioni di euro. L’Italia è il secondo partner più importante del Consorzio dopo la Germania; e riceverà il 16% del contributo europeo.

di Tommaso Tetro

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