Nuova vita dagli scarti alimentari

Il progetto della facoltà di Agraria della Federico II: frutta secca, fondi di caffè e bucce di pomodori diventano giocattoli e oggetti d’arredo

NAPOLI – Bucce di pomodori, gusci di bivalvi, scarti legnosi o di caffè diventano lampade, piastrelle e oggetti tra i più disparati per Re-Food, la competizione per designer capaci di reinventare gli scarti agroalimentari. L’iniziativa è promossa dai dipartimenti di Agraria e di Architettura dell’università degli studi di Napoli Federico II, in collaborazione con l’Adi – Associazione per il Disegno Industriale, e intende stimolare un ripensamento creativo, nel settore del design e dei materiali di scarto provenienti da filiere agroalimentari, attraverso la progettazione e la produzione di oggetti e sistemi di oggetti d’uso comune. Due le categorie previste dal concorso: designer junior e senior. Per l’edizione 2021 di Re-Food sono stati valutati 38 progetti di designer provenienti da diverse parti d’Italia, in larga parte per la categoria designer junior.

I materiali impiegati sono stati in gran parte ottenuti da scarti organici quali bucce di pomodori, agrumi, ananas, foglie di mais mescolati con biopolimeri e resine, ma anche scarti legnosi, gusci di bivalvi, barattoli di alluminio, juta, pasta e biscotti. Tanti e diversi gli oggetti progettati tra cui lampade, giochi per bambini, tovagliette da mensa, contenitori per fast-food, ma anche poltrone, casette per uccelli e piastrelle. Tra i premiati, oggetti realizzati con gusci della frutta secca, bioplastica ricavata da scarti di caffè o polistirolo espanso caricato con tappi in plastica. Molti progetti documentano anche uno studio sulla vita degli oggetti post-utilizzo, in molti casi addirittura progettata per l’integrazione con l’ambiente, in piena coerenza con i principi della circolarità. Tutti i progetti presentati al concorso sono esposti in una mostra temporanea allestita nella Reggia di Portici fino a oggi.

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“Per un futuro senza scarti e per un’economia circolare davvero efficiente non bisogna avere limiti all’ingegno e alla creatività – sottolinea Danilo Ercolini, direttore del dipartimento di Agraria e ideatore del concorso insieme a Michelangelo Russo, direttore del dipartimento di Architettura -. In questa esperienza abbiamo voluto dare spazio alla creatività inventandoci un concorso di idee con denominatore il design, in cui i partecipanti hanno realizzato progetti a partire da materiale di scarto da lavorazioni agroalimentari. Ben vengano, quindi, contaminazioni culturali come quella tra il design e le tecnologie agroalimentari. per creare dei prodotti che possono essere utili per implementare processi di economia circolare. Sarà importante, in futuro, avere produzioni alimentari in cui gli scarti rappresentano un valore perché, magari, possono essere utilizzati come fonte di bioenergie, oppure, come nel nostro caso, come materia prima per produrre un oggetto di design. È un interessante segnale che i giovani abbiano risposto così tanti al concorso, evidenzia l’attenzione di giovani designer e progettisti alle tematiche della sostenibilità”.

“Il progetto coniuga creatività e sperimentazione nel campo dell’economia circolare focalizzata sul riciclo dei prodotti del flusso organico degli scarti – aggiunge Russo -. Un’innovazione che mette al centro lo spazio quotidiano, le pratiche e gli stili di vita e che, attraverso la logica del design e lo studio delle filiere, può rappresentare un invito a un principio di crescita sostenibile e non dissipativa”.

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