Nuova Zelanda, la famiglia dell’attentatore si dice ‘distrutta’

La famiglia dell'autraliano accusato di aver attaccato due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda, uccidendo 50 persone, è "distrutta" dalle sue azioni, ha detto domenica sua nonna alla televisione australiana.

(Photo by Marty MELVILLE / AFP)

SYDNEY – La famiglia dell’autraliano accusato di aver attaccato due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda, uccidendo 50 persone, è “distrutta” dalle sue azioni, ha detto domenica sua nonna alla televisione australiana. “Siamo tutti sbalorditi, non sappiamo cosa pensare”, ha detto la nonna di Brenton Tarrant, Marie Fitzgerald, intervistata da Channel 9 nella sua casa nello Stato australiano del Nuovo Galles del Sud. “È così difficile ammettere che qualcuno nella nostra famiglia possa fare qualcosa del genere. Tutti sono crollati … spezzati è la parola”, ha aggiunto. Tarrant, cresciuto nella piccola città di Grafton, sembra sia stato conquistato dall’ideologia neofascista in occasione di molteplici viaggi in Europa. “Solo dal momento in cui ha viaggiato all’estero penso che questo ragazzo sia cambiato completamente”. Lo ha detto la nonna, aggiungendo che durante l’adolescenza, Tarrant era principalmente interessato ai videogiochi.

La personalità

L’australiano ha iniziato a viaggiare dopo la morte di suo padre diversi anni fa, e ha vissuto negli ultimi anni nella città neozelandese di Dunedin. Secondo sua nonna, era tornato in Australia un anno fa per il compleanno della sorella e non sembrava essere cambiato. “Era quello di sempre”, ha detto. La sorella e la madre di Brenton Tarrant, che vivono nella zona, sono state poste sotto la protezione della polizia e persino i familiari non possono avere contatti con loro, ha detto la nonna. “La polizia fa il suo dovere e le protegge, è ciò di cui hanno bisogno”. Lo zio di Tarrant, Terry Fitzgerald, ha detto che la famiglia ha scoperto il suo ruolo negli attacchi di Christchurch dalla televisione. “All’inizio ho detto ‘No, non è possibile’, ma poi ho visto la sua foto”.

LaPresse

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