L’omicidio di Cerciello Rega, il gip: gli indagati non hanno capito la gravità della loro condotta

Particolari sulla denuncia di furto e, soprattutto, sulla colluttazione tra carabinieri e i due americani

ROMAEmergono nuovi particolari sulla notte in cui è stato ucciso il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Arriva tutto dall’ordinanza con cui il gip Chiara Gallo ha disposto il carcere per i due cittadini americani Christian Gabriel Natale Hjort e Finnegan Lee Elder, accusati di concorso in omicidio.

Il racconto di Varriale, collega della vittima

Si parte dall’identificazione dell’uomo che ha denunciato il furto del borsello con all’interno cellulare, documenti e altri effetti personali. Passando per la sua denuncia e la ripresa normale del servizio dei due carabinieri. Nell’ordinanza del gip viene poi riportata la ricostruzione fatta da Varriale di quello che accade in via Pietro Cossa. Dove cioè Cerciello verrà accoltellato a morte. Ha riferito di aver notato i due americani in “atteggiamento palesemente guardingo e sospettoso” e, per questo, di averli avvicinati. Da quel momento i fatti sarebbero precipitati, con un’aggressione ai danni dei militari dell’Arma precedente ad un normale controllo.

È stato allora che si è arrivati a “concitate fasi della lite che si svolgevano con estrema rapidità e violenza”. Il carabiniere ha ricordato di essere stato “aggredito dal soggetto con la felpa nera” che “dimenandosi fortemente con calci, graffi e pugni riusciva a liberarsi dalla mia presa. Dopo pochi istanti, notavo entrambi i soggetti che si davano alla fuga in direzione via Cesi e in tale frangente notavo il vice brigadiere Cerciello Rega che perdeva moltissimo sangue dal fianco sinistro all’altezza del petto”. Prima di “accasciarsi al suolo” disse “mi hanno accoltellato”.

L’aggressione, poi il dramma

La chiamata ai soccorsi, la disperata corsa in ospedale dove il vicebrigadiere avrebbe perso la vita. Secondo il gip, inoltre, i due, che non hanno dimostrato “di aver compreso la gravità delle conseguenze delle proprie condotte” volevano far perdere le proprie tracce. Entrambi avevano bevuto alcolici ed erano sotto effetto di droga. Per questo, e per la disponibilità delle armi, il pericolo di fuga sarebbe stato concreto. Anche perché sarebbero stati bloccati mentre erano in procinto di lasciare l’albergo subito dopo il delitto.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome