Omicidio Pecorelli, la sorella chiede di riaprire l’indagine

La donna, 84 anni, si è presentata a piazzale Clodio accompagnata dall'avvocato Valter Biscotti

ROMA “C’è un appiglio e mi aggrappo a tutto per arrivare alla verità. Non mi arrendo”. Così Rosita Pecorelli, sorella del giornalista ucciso il 20 marzo del 1979 che stamani, accompagnata dall’avvocato Valter Biscotti ha depositato presso la procura di Roma un’istanza di riapertura dell’indagine sull’omicidio.

La sorella chiede di confrontare l’arma

La donna, 84 anni, si è presentata a piazzale Clodio accompagnata dall’avvocato Valter Biscotti. L’istanza depositata si basa su quanto emerso da vecchie dichiarazioni dell’ex estremista di destra Vincenzo Vinciguerra. Vi si chiedono accertamenti balistici su una pistola Beretta e quattro silenziatori che furono sequestrati a Monza nel 1995 a un uomo, che in passato era stato esponente di Avanguardia Nazionale. E di cui fece il nome Vinciguerra nella dichiarazione resa nel 1992 all’allora giudice istruttore Guido Salvini.

Emergono nuove piste sull’omicidio di Mino Pecorelli

Quell’arma non è mai stata messa a confronto con i quattro proiettili che uccisero Pecorelli. E potrebbe ancora trovarsi nell’ufficio dei corpi di reato del tribunale di Monza, spiega l’avvocato Biscotti.

Vinciguerra sostenne davanti a Salvini di aver saputo in carcere da alcuni militanti di estrema destra che il terrorista arrestato anni dopo a Monza aveva in custodia la pistola che aveva ucciso Mino Pecorelli.

Rosita chiede verità e giustizia

“Mio fratello era tutto per me – dice l’anziana sorella del giornalista – mi ha fatto da padre, fratello e amico. Ho combattuto 40 anni per sapere la verità sull’omicidio, adesso sembra esserci un appiglio e non mi arrenderò mai per arrivare alla verità. Questi elementi rappresentano qualcosa di nuovo che pensiamo possa aiutare”.

(Lapresse/di Alessandra Lemme)

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