Solo ieri abbiamo spostato le lancette un’ora in avanti. Da un ventennio l’ora legale è una prassi consolidata in tutti i Paesi dell’Unione europea e non solo. L’idea di introdurre l’ora legale risale al secolo scorso con un chiaro obiettivo, ovvero sfruttare al meglio le ore di luce. Le giornate in primavera “si allungano” e sarebbe inefficiente stare a letto quando fuori c’è già il sole e invece star svegli di sera quando è buio e c’è bisogno quindi di usare corrente elettrica per illuminare strade e abitazioni. La ragione dell’invenzione è quindi di natura economica ed ecologica, mira al risparmio energetico. L’ora legale non può ovviamente aumentare le ore di luce disponibili, ma solo indurre un maggior sfruttamento delle ore di luce che sono solitamente sprecate a causa delle abitudini di orario.
MENO SPRECHI
Secondo quanto rilevato da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale, nel 2020 i benefici dell’ora legale hanno determinato un risparmio pari a 400 milioni di kWh (quanto il consumo medio annuo di elettricità di circa 150 mila famiglie), un valore corrispondente a minori emissioni di CO2 in atmosfera per 205 mila tonnellate e a un risparmio economico pari a circa 66 milioni di euro. Lo scorso anno, i valori sono stati fortemente influenzati dalla complessiva riduzione dei consumi energetici dovuta alla chiusura delle attività per effetto dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Per il 2021, pur permanendo una situazione di incertezza legata alla pandemia, secondo i dati attualmente disponibili Terna, si attende un parziale recupero del fabbisogno energetico e quindi valori di benefici elettrici, ambientali ed economici più simili a quelli degli anni precedenti. Dal 2004 al 2020 Terna ha rilevato che il minor consumo di elettricità per l’Italia dovuto all’ora legale è stato di circa 10 miliardi di kilowattora e ha comportato, in termini economici, un risparmio per i cittadini di 1 miliardo e 720 milioni di euro. Nel periodo primavera-estate i mesi che segnano il maggior risparmio energetico sono aprile e ottobre. Spostando in avanti le lancette di un’ora si ritarda l’uso della luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento. Nei mesi estivi l’effetto ‘ritardo’ nell’accensione delle lampadine si colloca nelle ore serali, quando le attività lavorative sono per lo più terminate e fa registrare valori meno evidenti in termini di risparmio elettrico.
IL REFERENDUM
Nel 2018 la commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica per chiedere ai cittadini la loro esperienza riguardo al cambio dell’ora o sulla loro preferenza in relazione alle principali alternative (mantenere invariato il sistema attuale o abolirlo). La consultazione online, svoltasi dal 4 luglio al 16 agosto 2018, ha raccolto 4,6 milioni di risposte provenienti da tutti i 28 Stati membri, il numero più alto di risposte mai ricevute in una consultazione pubblica della Commissione. Per l’84% dei partecipanti era preferibile non applicare cambi di orario durante l’anno. Il parlamento europeo ha chiesto ai singoli paesi membri di esprimersi su quale orario tenere, ma non c’è ancora uniformità tra gli Stati. Le motivazioni differiscono a seconda di dove si abita: nei Paesi del nord Europa, ad esempio, dove la vicinanza al Polo genera una copertura di luce molto ampia rispetto alle nostre latitudini, i cittadini vorrebbero solo l’ora solare. L’Italia sul punto ha espresso nel 2019 la volontà di mantenere il doppio orario, ma non è detto che non cambi idea.
GREENPEACE
“Non abbiamo certezza che l’ora legale sia energeticamente ed economicamente vantaggiosa. Se l’Italia volesse andare nella direzione di una vera transizione ecologica non dovrebbe limitarsi a decidere se mantenere o no tutto l’anno l’ora legale, ma fare scelte concrete a tutto tondo, incentivando gli investimenti per le rinnovabili e per lo sviluppo del settore delle batterie e degli accumuli di energia e smettendola di dare una mano indirettamente o direttamente al comparto fossile”, spiegano da Greenpeace.