Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, ennesimo mistero. Il giallo sulle prime ipotesi sul ritrovamento nella Nunziatura

Chi ha fatto circolare l'ipotesi che le ossa potessero essere delle ragazze scomparse nel 1983? Il Vaticano passa al contrattacco. E' arrivata l'ora dello scaricabarile

Orlandi e l'imbarazzo Vaticano
Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – Misteri come scatole cinesi del caso della sparizione di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. L’ultimo è legato a una considerazione abbastanza ovvia, sulla quale però nessuno è stato finora in grado di fornire una risposta chiara. Lo scorso 30 ottobre alcuni operai hanno trovato dei resti ossei sotto il pavimento della sede della Nunziatura Apostolica vaticana, in via Po, a Roma. Potrebbero essere di chiunque, di scomparsi in Italia ce ne sono migliaia. E invece già dopo poche ore si pensa che possano essere quelle di Emanuela e Mirella, scomparse nel 1983.

Perché?

La domanda è: perché? Ad oggi nessuno fa chiarezza su questo punto. Eppure la domanda è più che legittima, anche perché i rumors si sono rincorsi e alla fine la comparazione del Dna trovato nelle ossa recuperate è stata fatta proprio con quello delle due ragazze sparite nel nulla. Il primo a rilevare la stranezza della immediata correlazione tra le due vicende è stato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. Poi a ruota l’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò due giorni dopo il ritrovamento di Villa Giorgina: “Non sappiamo nulla. Ma ci chiediamo: perché fin dal primo momento gli inquirenti hanno pensato che i resti potessero appartenere a Emanuela o a Mirella?”.

Il Vaticano contrattacca

Perché gli inquirenti hanno battuto subito questa pista, al punto da aprire un fascicolo e avviare la procedura per la comparazione del Dna? Al momento nessuno può dirlo. E il Vaticano, una volta che nel laboratorio della Scientifica di Caserta, è stato confermato che le ossa sono di un uomo morto prima del 1964, ora passa al contrattacco dopo settimane di affanno. “L’associazione tra le ossa e la scomparsa di Emanuela Orlandi non è mai stata fatta in fase d’indagine. È chiaro che nell’aria c’era quell’idea, tutti i giornali e tv facevano riferimento a quello. Ma per fare un collegamento ufficiale è necessario che almeno un minimo i risultati delle indagini conducano a qualcosa, altrimenti sono tutte fantasie”. Queste le parole del professor Giovanni Arcudi a in a inBlu Radio. Si tratta del docente di medicina legale all’Università di Tor Vergata, nominato dalla Procura di Roma come perito di fiducia del Vaticano per il ritrovamento delle ossa nella sede della Nunziatura a Villa Giorgina a Roma.

Scaricabarile

Quindi è colpa dei giornalisti. La Procura apre un’inchiesta, valuta la comparazione con il Dna di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, e alla fine l’associazione di idee sarebbe stata fatta dalla stampa. Non ci provate. Eppure il perito insiste. “L’ipotesi di questo collegamento è tutta mediatica. Non ci sono stati elementi che potevano far sospettare il riferimento dei ritrovamenti scheletrici con la scomparsa di Emanuela Orlandi. Non c’è mai stato alcun indizio. Le indagini sono iniziate quando il Vaticano ha ritenuto di trasferire il caso alla Procura della Repubblica di Roma”. La sera stessa il collegamento alle due ragazze. Per settimane notizie su tutti i giornali con indiscrezioni sulle ossa che chiaramente i cronisti non potevano vedere direttamente. E quei due nomi sempre presenti. Emanuela e Mirella. Dal momento della loro scomparsa ad oggi, le parole verità e chiarezza hanno poco a che fare con questa lunga e assurda storia.

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