ROMA (LaPresse) – La diocesi di Guam è pronta a presentare istanza di bancarotta per sfuggire al processo che la vede coinvolta in dozzine di cause legali presentate per abusi sessuali su minori da parte di religiosi. Al centro della vicenda c’è l’arcivescovo di Guam, Anthony Apuron, che il Vaticano ha rimosso dall’incarico a marzo di quest’anno. Quando il prelato aveva raggiunto i 72 anni. Tre anni prima del suo pensionamento.
La diocesi di Guam è in bancarotta
In una conferenza stampa riportata dai media locali, l’arcivescovo Michael Byrnes ha infatti annunciato che gli sforzi di mediazione iniziati a settembre hanno portato la chiesa alla bancarotta. “Un percorso – ha spiegato – che porterà alla massima giustizia per il maggior numero di vittime”.
L’amministratore provvisorio scelto dal papa
Savio Hon Fai-Tai, di Propaganda Fide, è amministratore provvisorio di Guam dal 2016, scelto da Papa Francesco dopo che Apuron fu accusato di abusi da alcuni ex chierichetti. Da allora, sono venuti alla luce dozzine di casi che coinvolgono altri preti sull’isola.
L’avvocato Leander James, che segue alcune presunte vittime, ha spiegato in una nota che la bancarotta della diocesi aiuterà a gestire le cause. “Accogliamo con favore l’annuncio”, ha detto James in una dichiarazione. “La bancarotta fornisce l’unico percorso realistico per il regolamento delle richieste pendenti e future”.
La parola all’avvocato che difende le vittime
“Questa dichiarazione di fallimento interromperà automaticamente qualsiasi ulteriore azione nelle cause legali che sono state presentate e stabilirà una scadenza per presentare nuove cause”, ha detto James. “Sarà importante per coloro che non si sono fatti avanti”. L’avvocato Anthony Perez, che rappresenta le vittime, afferma che la bancarotta non significa che l’arcidiocesi sarà tagliata.
“Solo perché l’arcidiocesi sta depositando per bancarotta non significa che fallirà”, ha detto Perez. “Questa archiviazione consentirà all’Arcidiocesi di riorganizzarsi. E di essere ancora operativa dopo che i crediti sono stati pagati e il fallimento è stato chiuso”.
di Maria Elena Ribezzo