Pensioni, +300% di richieste di anticipo in Pa. La Cisl: bibattito serio su Quota 100

Il presidente spiega che circa il 30% delle richieste di sussidio vengono automaticamente escluse perché, dopo i controlli incrociati, la situazione patrimoniale e reddituale del richiedente non corrisponde all'Isee presentato

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse in foto Pasquale Tridico

ROMA – Mentre continuano gli interrogativi su cosa accadrà con l’esaurirsi di Quota 100, nel 2019 aumentano del 300% le richieste di pensionamento anticipato nel settore pubblico. L’anno scorso, rispetto al 2018, le domande sono salite vertiginosamente. Nel settore privato, invece, l’aumento è del 32,9%. I numeri sono stati illustrati dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico, alla commissione parlamentare sugli enti gestori.

Il nodo pensioni

Secondo elaborazioni preliminari dell’istituto di previdenza, l’impatto della misura sul mercato del lavoro è “lievemente positivo”. Il tasso di sostituzione, sottolinea Tridico, al momento è ancora indeterminato. Mediamente, chi esce con Quota 100 riceve mensilmente 1.983 euro. Scomponendo i valori per singole categorie, le medie sono di 1.400 euro mensili per gli autonomi, 2.100 nel settore privato, 2.160 per la Pubblica amministrazione. A fruire di queste pensioni, aggiunge Tridico, sono più gli uomini delle donne.

Boom di richieste anticipate

Nel 2019 le domande presentate per tutti i tipi di pensionamento anticipato -quindi con Quota 100, ma anche con altre modalità- sono state 380mila. Tridico spiega che l’aumento di richieste è certamente legato alla misura fortemente voluta dalla Lega nello scorso governo, comunque è stato “molto inferiore rispetto a quanto preventivato”. Ora sarà importante capire se il trend si rafforzerà, vista la prospettiva di chiusura per la finestra di uscita.

Le richieste dei sindacati

I sindacati, qualche giorno fa, hanno chiesto di ragionare sull’ipotesi ‘Quota 102’, alzando i requisiti per smettere di lavorare dagli attuali 62 a 64 anni, e 36 anni di contributi. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri non si sbottona, e si limita a parlare di “un lavoro molto delicato ma necessario” per affrontare la fine di Quota 100 e il conseguente “grande scalone”. L’obiettivo, spiega Gualtieri, è rispondere ai problemi di giovani, donne, e chi fa lavori usuranti, salvaguardando allo stesso tempo la sostenibilità della finanza pubblica. Anna Maria Furlan, leader Cisl, chiede un tavolo aperto e serio.

Il fondo integrativo pubblico

Il dibattito, insomma, è agli inizi. Tridico, da parte sua, apprezza che si cominci a parlare di un fondo integrativo pubblico, perché “oggi la previdenza complementare raccoglie 167 miliardi e il 75% viene investito all’estero”, mentre “un fondo integrativo pensionistico pubblico e volontario gestito dall’Inps può investire risorse nel Paese”. L’idea però non piace alla Uil, che tramite il segretario confederale Domenico Proietti ribadisce la sua netta contrarietà.

Il reddito di cittadinanza

Per quanto riguarda invece il reddito di cittadinanza, l’Inps fa sapere che nel 2019 i beneficiari sono stati 1 milione e 77mila famiglie, pari a circa 2,5 milioni di individui. L’importo medio è stato di 520 euro mensili, contro i 219 euro per la pensione di cittadinanza. Tra i percettori ci sarebbero 739mila persone ‘occupabili’, 200mila sarebbero disabili e 400mila bambini.

Tridico difende la misura bandiera del M5S, sottolineando comunque che il lavoro può essere creato solo tramite investimenti mentre il reddito “aiuta ad allocare il lavoro sul mercato con l’incontro tra domanda e offerta”. Il presidente spiega che circa il 30% delle richieste di sussidio vengono automaticamente escluse perché, dopo i controlli incrociati, la situazione patrimoniale e reddituale del richiedente non corrisponde all’Isee presentato.

(LaPresse/di Matteo Bosco Bortolaso)

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