ROMA– Quota 100 addio. A mettere la parola definitiva, una sorta di tombstone, sulla norma che, da tre anni, consente di andare in pensione a coloro che hanno maturato 38 anni di contributi e hanno 62 anni di età, è il presidente del Consiglio Mario Draghi. Che non usa mezzi termini e non lascia adito a dubbi sulla fine della misura, aprendo la strada ad un percorso, ancora da definire nel dettaglio, che porti in un triennio a tornare alla normalità, al regime cioè precedente e che deriva, in gran parte, dalla cosidetta riforma Fornero basata sull’andata in pensione a 67 anni di età.
Se il passaggio avverrà in due step, quota 102 e quota 104 rispettivamente al 2022 e al 2023, come da proposta del ministro dell’Economia Daniele Franco, o con una ipotesi di mediazione a quota 103 (38 anni di contributi e 65 anni di età), allungando il ritorno al regime normale al 2024, sarà “oggetto di discussione della legge di bilancio che presenteremo la settimana che viene. Io – ha spiegato Draghi da Bruxelles, nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio Europeo – non ero d’accordo con Quota 100 e non verrà rinnovata, ora occorre assicurare una gradualità nel passaggio a quella che era una normalità ed è questo l’oggetto della discussione. L’importante è tenere fisso che la legge non sarà rinnovata, poi bisogna essere graduali nell’ applicarla”.
Ma sul passaggio a quota 102 e 104 (rispettivamente 38 anni di contributi e 64 anni di età e 38 anni di contributi e 65 anni di età) c’è già l’opposizione della Lega che aveva voluto e difeso fino alla fine quota 100. E che gradirebbe invece l’ipotesi 103.
Contrari anche i sindacati che hanno bocciato da subito l’ipotesi 102: “Una riforma delle pensioni non è passare da quota 100 a quota 102, questa è un pò una presa in giro, perchè alla fine lasciano le cose come stanno”, ha detto a caldo il leader della Cgil Landini. L’esigenza, secondo i sindacati, è quella di “una riforma complessiva della legge Fornero, che affronti i bisogni di giovani, donne, lavoratori e pensionati”, hanno sottolineato Cgil, Cisl, Uil e Spi, Fnp, Uilp.
Senza mezzi termini, oggi il leader della Cisl Luigi Sbarra è tornato sull’argomento, da Napoli, nel corso del convegno dei Giovani di Confindutria. “E’ sbagliato lasciarsi andare a fughe in avanti con soluzioni e quote inaccettabili per il superamento di quota 100. Serve una riforma complessiva”, ha ribadito, sottolineando come i sindacati abbiano presentato al governo le loro proposte e attendano di poterne parlare con l’esecutivo. Un incontro che potrebbe tenersi prima del cdm per il varo della legge di bilancio, forse già a inizio settimana.
Tocca al ministro del Lavoro Andrea Orlando, gettare acqua sul fuoco. “Prima di esprimere un giudizio attenderei di capire la proposta – ha risposto a Sbarra – abbiamo detto che il Dpb indica una direzione, non la soluzione. Confrontiamoci quando avremo una soluzione”. Anticipando che “quello che il governo ha detto è che si va oltre quota 100, si cerca di superare le sue distorsioni. Si terrà più conto delle condizioni di lavoro delle diverse categorie e si proverà come auspico a recuperare distorsioni come il fatto che quota 100 abbia mandato prevalentemente in pensione uomini. Opzione donna è una delle forme con cui si può arrivare ad evitare queste distorsioni, bisogna vedere se verrà riproposta tale e quale o con modifiche ma credo sia una delle proposte in campo”.
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