Pil, Confcommercio abbassa le stime. Confindustria: “Produzione di gennaio al -1,3%”

Allarme occupazione femminile al Sud: perché quello che è un problema di tutto il Paese è particolarmente accentuato nel Mezzogiorno

Foto Ufficio Stampa Confindustria/

ROMA – Allarme occupazione femminile al Sud: perché quello che è un problema di tutto il Paese è particolarmente accentuato nel Mezzogiorno, dove il tasso di occupazione delle donne nella fascia 15-64 anni è precipitato al 33% controil 59,2% al Centro-Nord e il 63% nell’Ue, ossia 30 punti indietro al resto dell’Italia e dell’Europa. A lanciare l’allarme è il centro studi di Confcommercio che pone i suoi riflettori, in un rapporto su Sud e Pnrr, sulla sola Calabria, dove il lavoro femminile è diminuito dal 31% del 2007 al 30,3%.

Un campanello d’allarme che si inserisce in un quadro tutt’altro che sereno: Confcommercio ha rivisto al ribasso le proprie stime sul Pil per quest’anno, dal 4% stimato a dicembre al 3,5-3,7%, mentre il governo ipotizza una crescita del 4,7%. Ma la situazione è sotto gli occhi di tutti: l’indagine rapida di un altro centro studi, quello di Confindustria, rileva un forte calo della produzione industriale in gennaio (-1,3%), che segue la flessione di -0,7% in dicembre. Con queste stime nel 4° trimestre del 2021 si registrerebbe un aumento di appena +0,5% sul 3°, con una variazione acquisita nel 1° trimestre 2022 di -1,1%. Numeri su cui pesa il caro energia, con l’elettricità che ha registrato il 450% in più a dicembre 2021 su gennaio 2021, e al rincaro delle altre commodity che comprimono i margini delle imprese e, in diversi casi, stanno rendendo non più conveniente produrre. A questo, sottolineano da viale dell’Astronomia, si sommano le persistenti strozzature lungo le catene globali del valore. Tale dinamica mette a serio rischio il percorso di risalita del PIL avviato lo scorso anno.

Il PNRR però potrebbe dare una “scossa” specie allo sviluppo del Mezzogiorno, dice ancora Confcommercio: nei 6 anni del Piano si avrebbe una crescita sostenuta degli investimenti pubblici al Sud mentre a livello nazionale il Pil, nel 2026, sarebbe più alto del 3,6% rispetto ad uno scenario in assenza di PNRR.

“La crisi Covid ha indebolito ulteriormente il Mezzogiorno in termini di occupazione, capitale produttivo e reddito. Con il PNRR è possibile recuperare il terreno perduto attraverso quasi il doppio degli investimenti pubblici che, se indirizzati presto e bene, attireranno anche ingenti risorse private rafforzando la filiera turistica. Solo così potremo assicurare una crescita robusta non solo al Sud ma all’intero Paese”, commenta il presidente Carlo Sangalli.

LaPresse

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