Pil: per Ocse l’economia rallenta ancora. Lagarde, con ‘permacrisi’ serve resilienza

Foto Arne Dedert/dpa via AP Nella foto: Christine Lagarde

L’instabilità del contesto attuale, che gli storici del futuro potrebbero definire “permacrisi”, “pone notevoli rischi per la stabilità finanziaria in Europa”, rischi che “sono ulteriormente accresciuti dall’indebolimento delle prospettive economiche”. Aprendo la sesta conferenza annuale dell’European Systemic Risk Board la governatrice Bce Christine Lagarde torna a far suonare l’allarme, proprio mentre l’Ocse segnala prospettive deboli nell’area e nelle principali economie mondiali.

Tra le principali economie Ocse, i Cli continuano a indicare un rallentamento della crescita negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada, nonché nell’area dell’euro, tra cui Germania, Francia e Italia, principalmente a causa dell’elevata inflazione l’aumento dei tassi di interesse. Per contro, in Giappone continua ad essere prevista una crescita stabile. In Cina gli indicatori confermano i segnali di stabilizzazione della crescita emersi nella valutazione del mese scorso e ora punta a una crescita stabile, trainata dalla produzione di autoveicoli e dai corsi azionari. Ma in India, e ora anche in Brasile, prevedono una perdita di slancio della crescita.

Uno scenario instabile che a Lagarde fa parlare di ‘permacrisi’ per definire un’era aratterizzata da “una serie di potenti shock – la pandemia, l’ingiustificabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la crisi energetica – che hanno colpito l’economia globale in rapida successione”. La soluzione è sempre la stessa: “La politica monetaria si sta adeguando per garantire che l’inflazione elevata non si consolidi e che l’inflazione ritorni al 2% nel medio termine”. Ma non con un percorso prestabilito perché “si dice che Eraclito abbia osservato che non c’è nulla di permanente tranne il cambiamento. E possiamo certamente riferirci a quelle parole in un’epoca sempre più caratterizzata da shock per la nostra economia.

Il cambiamento è alla radice del motivo per cui abbiamo bisogno sia di un sistema finanziario resiliente che di supervisori adattabili”. E dunque “per garantire la stabilità, il sistema finanziario deve essere in grado di resistere a rapidi cambiamenti che producono shock. E le autorità di regolamentazione e di vigilanza devono adattarsi a un panorama economico in continua evoluzione se vogliono continuare a salvaguardare efficacemente il sistema finanziario – osserva – Dopotutto, le crisi impreviste derivano spesso da rischi inosservati che hanno potuto crescere nel tempo e materializzarsi. Ecco perché la politica macroprudenziale deve rimanere attenta all’emergere di nuove sfide man mano che si presentano. Dobbiamo quindi incoraggiare la resilienza ovunque manchi e adattarci al cambiamento ogni volta che è necessario”.(LaPresse)

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