Plastica in mare, allarme cozze

Lauria (Wwf): sversati in acqua ogni anno 2000 tonnellate di retini usati per i mitili. Il delegato campano: “Non aspettiamo l’estate per pensare alla salute dell’ecosistema, combattiamo subito gli involucri inutili”

Napoli – “Non ricordiamoci del mare solo in periodo estivo”. Così Raffaele Lauria, neo delegato Wwf Italia per la Campania, riporta l’attenzione sul problema della plastica sversata nei bacini. “Ci stiamo avvicinando velocemente alla stagione estiva – dichiara Lauria – a meno di sorprese, dovremmo anche avere un po’ di sana libertà di movimento, e forse stiamo già pensando a qualche passeggiata al mare, per cui forse vale la pena fare qualche riflessione”.

Il cambiamento climatico è un tema attuale “ed è giusto, le bombe d’acqua e le temperature “impazzite” stanno modificando sensibilmente il nostro ecosistema e stanno condizionando la nostra economia spesso in negativo cambiando la geopolitica produttiva delle eccellenze territoriali. Del mare invece si parla solo in prossimità delle vacanze estive, si cercano spiagge e litorali belli e se si ha la possibilità, si raggiungono località da sogno in località esotiche, ma quando si arriva finalmente in riva al mare quasi sempre ci si imbatte in bottiglie, contenitori e altri oggetti di plastica e puntualmente ci si indigna”.

Secondo quanto ricorda l’esponente ambientalista, “ogni anno, nel mondo, vengono prodotti più di 80 milioni di tonnellate di plastica di cui il 40% va in discarica, il 14% in inceneritore, il 14% nel riciclo e ben 32% va in natura: 25 milioni di tonnellate. Questi numeri si accumulano anno dopo anno in quanto le plastiche impiegano secoli per degradarsi”.

Non va meglio in Italia, dove vengono prodotti, ogni anno 80mila tonnellate di cozze, “e questo è un bel primato di cui andare fieri, ma si producono anche 2000 tonnellate di “calze” (retini di plastica che contengono le cozze ammassate arrivate a maturazione). Questi retini, spesso vanno a finire in mare e fluttuano fino a spiaggiarsi oppure, peggio ancora vanno ad avvolgere il sistema coralligeno producendo enormi problemi all’ecosistema mare”.

La plastica abbandonata in mare ha tre livelli di effetti negativi: anzitutto, può causare l’intrappolamento delle specie marine; poi rischia di essere ingerita dai grossi mammiferi e/o da parte delle tartarughe marine (che scambiano buste di plastica per meduse). Infine, si trasformano in microplastiche che entrano nella catena alimentare e che, come già si è visto, “possono veicolare sostanze pericolose per la salute umana come gli interferenti endocrini”.

Certo, nota Lauria, il quadro è inquietante, “ma si tratta di una situazione sicuramente aggredibile a tutti i livelli. Le multinazionali devono assolutamente ridurre il packaging inutile. I governi devono incentivare la raccolta differenziata e la filiera del riciclo”. Quanto ai cittadini, “noi abbiamo il compito più importante che può fare la differenza. Innanzitutto non utilizzare il mare come una pattumiera; dare una mano ai volontari che fanno periodiche pulizie delle spiagge, non acquistare prodotti avvolti in perversi involucri di plastica non biodegradabile e chiedere, ai candidati politici, ogni volta che si va a votare, cosa hanno intenzione di fare per ridurre il fenomeno della plastica nell’ambiente, come e soprattutto quando”.

E tutto questo, conclude l’attivista del Wwf, va fatto “adesso, domani è troppo tardi. Insieme si può fare la differenza”. Il Wwf sta spingendo per un trattato globale legalmente vincolante per tutti i paesi del mondo per contrastare l’inquinamento marino da plastica. L’associazione promuove inoltre l’adozione di misure più severe contro l’inquinamento da plastica nel Mediterraneo attraverso la Convenzione di Barcellona, le politiche nazionali e dell’Ue, come il divieto di alcuni tipi di plastica monouso e obiettivi vincolanti per migliorare la raccolta dei rifiuti.

Come società, nota il sodalizio, dobbiamo ripensare radicalmente il nostro rapporto con la plastica. Vogliamo che le persone si attivino per ridurre il proprio uso di plastica monouso e non necessaria.
Sono in corso progetti con alcune città affinché possano diventare modelli virtuosi di riduzione della plastica monouso e non necessaria, incremento della raccolta e del riciclo ed eliminazione della dispersione in natura.

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