Ponticelli, la guerra si sposta al lotto 5

Ponticelli, la guerra si sposta al lotto 5
Ponticelli, la guerra si sposta al lotto 5

NAPOLI – La faida di camorra a Ponticelli ha un nuovo campo di battaglia. Le ‘trincee’ sono state allestite in via Carlo Miranda, nel Lotto 5, strada che si candida a essere cerchiata in rosso sulla cartina geocriminale della periferia orientale. E’ da lì che arrivano gli ultimi episodi ascrivibili alla guerra che si appresta a spegnere due candeline. Martedì notte un’automobile con scritte offensive all’indirizzo del clan De Micco era stata data in fiamme proprio in via Carlo Miranda. La zona è sotto il controllo criminale dei Bodo, sostengono gli investigatori che seguono gli sviluppi della mala locale. Un attacco diretto al cuore della cosca guidata dal boss Marco De Micco, oggi detenuto, ma che può contare sul sostegno di un’organizzazione criminale ben strutturata e feroce e, soprattutto, sostenuta dal  potente clan Mazzarella. Le indagini sull’incendio della vettura (una Nissan Micra risultata rubata a maggio a un uomo di Posillipo sulla quale era stato posizionato un wc) guardano inevitabilmente verso i De Luca Bossa, acerrimi nemici dei Bodo e del clan De Martino. Lo scontro si è infiammato di nuovo negli ultimi tempi. Quasi ai livelli di poco più di un anno fa, nello specifico agli inizi di ottobre, quando – a distanza di sette sere – una bomba esplose sotto casa di Marco De Micco e un agguato costò la vita a Carmine D’Onofrio, 23enne incensurato. Nel quartiere, infatti, nel corso dell’estate che volge al termine hanno rimesso piede personaggi di spicco della camorra di Napoli Est, su tutti Francesco De Martino (padre di Antonio, detto – per suo volere – ‘XX’), Christian Marfella e Giuseppe De Luca Bossa, rispettivamente nipote e fratello del capoclan Antonio De Luca Bossa. Giuseppe De Luca Bossa e i suoi parenti portano al braccio ancora il lutto per l’omicidio di Carmine D’Onofrio, figlio illegittimo del fratello del capoclan Tonino ’o sicco.  Cambiano i tempi, la camorra si adegua (persino alla tecnologia, con le dichiarazioni di guerra che spopolano sui social), ma non cambiano alcune regole non scritte della malavita. L’uccisione di D’Onofrio è un torto non ancora punito. E non sarà un caso se, in seguito alle scarcerazioni ‘eccellenti’, si sia registrata la ripresa delle ostilità tra cosche. Le piazze di spaccio di Ponticelli diventano sempre meno remunerative.  Chi vuole acquistare droga, oggi, non si avventura tra i palazzoni grigi di periferia. Ormai la guerra è per l’onore. Per il controllo, per la bandiera. Come quella che accomuna i De Luca Bossa e i CasellaCircone, gruppo al quale sarebbero vicini Bruno Esposito (cugino dei fratelli Sarno)e Salvatore Castellano, i due uomini gambizzati venerdì pomeriggio in via Carlo Miranda. Sorpresi da un commando armato mentre erano a bordo di un’auto, sono riusciti a scampare alla morte. Ma il raid di piombo porta con sé una sentenza inquietante: a Ponticelli la guerra di camorra è tornata a terrorizzare i residenti del quartiere ormai ‘dormitorio’ dove, dopo il tramonto, cala il coprifuoco. Il ferimento di Esposito e Castellano potrebbe essere una risposta alla provocazione dell’incendio dell’auto nel feudo dei De Micco.

La faida nelle palazzine compie due anni

Amore e odio, sentimenti che spesso si guardano da distanza ravvicinata. Il confine è fin troppo labile.Da alleati a nemici, il passo è stato breve, anzi brevissimo. A far scoppiare la faida nell’ex regno del clan Sarno fu la decisione di escludere i membri del clan De Martino dalla ripartizione dei profitti criminosi e delle cosiddette ‘mesate’ alle famiglie dei detenuti. Fino all’agosto 2020, infatti, la famiglia De Martino operava all’interno del cartello formato dai clan De Luca Bossa, Minichini e Casella. Un maxi clan espressione, secondo l’Antimafia, dell’Alleanza di Secondigliano. Negli ultimi due anni, infatti, si è assistito, nella periferia orientale, a numerosi agguati, con cadenza quasi quotidiana. Uno scontro interno che sta mettendo a ferro e fuoco l’area orientale e che rischia di allargarsi anche ad altri gruppi malavitosi di altri quartieri. Secondo la ricostruzione degli inquirenti il primo fatto di cronaca ascrivibile alla faida è l’agguato del 26 settembre 2020 in via Esopo nei confronti di Salvatore Chiapparelli detto Toporecchia e Fabio Risi, ritenuti vicini al clan De Martino. A seguire, il 7 ottobre 2020, l’agguato nei confronti di Rodolfo Cardone, anch’egli ritenuto vicino al clan De Martino, commesso in via Fratelli Grimm. Quindi l’agguato a Rosario Rolletta detto friariell, oggi collaboratore di giustizia ma all’epoca esponente di spicco del clan De Martino, avvenuto il 2 novembre 2020. Nella notte tra l’11 e il 12 marzo 2021 la risposta dei De Martino con l’agguato nei confronti di Giuseppe Righetto che però avrebbe sortito, secondo la Dda, come risposta l’omicidio di Giulio Fiorentino e il tentato omicidio di Vincenzo Di Costanzo, entrambi affiliati al clan De Martino, commessi il 13 marzo scorso. Quindi le bombe: una serie impressionante di esplosioni e auto fatte saltare in aria nella notte, ‘stese’ e ‘scese’. I residenti ormai sono assuefatti. A Ponticelli ci si orienta in base ai fatti di cronaca: la piazza della bomba, l’incrocio dell’agguato, la strada dell’incendio e del raid di piombo. 

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