NAPOLI – Un pianeta letteralmente ricoperto di plastica. Mentre la Terra soffre e paga i danni delle scelte anti-ecologiche passate dei suoi abitanti, gli ambientalisti cercano di mutare la rotta verso un’etica più verde. Si fanno passi in avanti sì, ma anche molti indietro. Se pensiamo al mondo dello sport, ad esempio, c’è una crescente tendenza verso una visione ecologica del movimento del proprio corpo, con discipline come il trekking, la corsa e il ciclismo, che hanno visto negli ultimi anni un incremento massiccio di adesioni. Ma c’è anche un’altra moda che, al contrario, è molto pericolosa per gli ecosistemi: quella dell’impiego dell’erba sintetica per gli impianti sportivi.
STORIA
La prima erba artificiale fu messa a punto negli Stati Uniti da gruppo di ricercatori della scuola tessile dell’Università di Stato del Nord Carolina. Negli anni settanta il sintetico prese piede in Nord America grazie all’utilizzo su larga scala di tale superficie a opera delle franchise di baseball, football americano e successivamente calcio, sia indoor che outdoor, contribuendo ad abbattere il costo di manutenzione del terreno. Uno dei capitoli più importanti che vengono valutati nell’analisi costi-benefici del prato sintetico è l’ottimizzazione dei consumi idrici. Negli anni, proprio alla luce dell’abbassamento dei costi economici, il prato artificiale si è diffuso in tutto in pianeta con un ritmo sempre crescente, non solo nei campi da gioco ma anche nei giardini. Un report pubblicato di recente afferma che nel 2021 il mercato dell’erba artificiale ha mosso oltre 4 miliardi di dollari.
LO STUDIO
I granuli di gomma utilizzati nell’erba artificiale sono oggetto di diversi studi nell’Ue e altrove. L’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) in un recente report ha valutato i rischi per la salute umana derivanti dalle sostanze presenti nei granuli di gomma riciclata utilizzati come materiale di riempimento nell’erba sintetica, fra cui quella usata nei campi di calcio, sia all’aperto che coperti. E’ stata individuata la presenza di una serie di sostanze pericolose. Le sostanze comunemente presenti nei granuli di gomma riciclata sono infatti idrocarburi policiclici aromatici (IPA), metalli, ftalati, idrocarburi organici volatili (VOC) e idrocarburi organici semi-volatili (SVOC).
SALUTE A RISCHIO?
Negli studi, che l’Echa ha valutato, le concentrazioni di IPA nei granuli di gomma riciclata erano di norma ben al di sotto dei valori limite. Gli studi hanno coperto all’incirca 50 campioni di granuli di gomma riciclata nuovi e diverse centinaia di campioni, prelevati da più di 100 campi, provenienti da diversi Stati membri dell’Ue, ad esempio Finlandia, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito. La preoccupazione per il rischio di cancro nell’arco della vita dei giocatori e degli operatori è molto bassa, date le concentrazioni di IPA misurate, tuttavia l’Echa fornisce delle raccomandazioni, come lavarsi le mani dopo avere giocato sul campo e prima di mangiare, pulire rapidamente eventuali tagli o graffi, togliersi scarpe ed uniformi per evitare di portare i granuli di gomma in casa, e ai giocatori di non ingoiarli in caso di contatto accidentale.
ADDIO NATURA
Oltre ai problemi legati alla composizione, quella del prato sintetico è una scelta anti-ecologica per svariate ragioni. L’erba artificiale non accoglie le api ed in generale gli insetti impollinatori, che sono fondamentali per l’ecosistema e per la sopravvivenza degli esseri viventi sulla Terra. Inoltre questi tappeti di plastica sotto il sole contribuiscono ad aumentare la temperatura percepita, che quest’estate ha raggiunto valori record. Altro elemento da non trascurare, vista l’emergenza siccità in atto, è l’eccessivo caldo che potrebbe addirittura far sciogliere la finta erba, che rilascerebbe quindi nell’aria piccole particelle tossiche dannose per la nostra salute. Infine va considerato lo smaltimento dei materiali. Tendenzialmente il prato vero ha durata perpetua, mentre quello sintetico va sostituito una volta usurato. Quello che buttiamo finisce in discarica e va smaltito, con costi ambientali non indifferenti.