Premio Parodi, Alessio Arena ottiene quattro riconoscimenti

“Per me cantare è scrivere, tradurre in suono un dubbio, un manifesto”

NAPOLI (Angela Garofalo) – Alessio Arena alla tredicesima edizione del ‘Premio Andrea Parodi’ porta a casa ben quattro targhe: premio al miglior testo, premio della critica, premio artisti in gara, premio miglior interpretazione.
Seppure non sia nuovo a ricevere premi – e di spessore, Alessio Arena napoletano di nascita ma ‘barcelonès’ di adozione, ha recentemente ‘sbancato’ la tredicesima edizione del Premio Andrea Parodi – unico contest europeo dedicato alla ‘world music’ – con i brani: “Los niños que vuelan” estratto dall’album “Atacama!” del 2019 per Apogeo Records e, “Ninna noa” brano di Andrea Parodi.
Scrittore, compositore, traduttore e cantautore, Arena figlio del Rione Sanità è un’anima peregrina che vive la vita a suon di scrittura. Parafrasando un tal Lutero in lui la ‘sola scrittura’ è ‘grazia’ o ‘fede’ attraverso la quale, esprime quel caleidoscopico mondo del quale è parte, restituendone una canzone d’autore fusa alla più raffinata world music.

Profondo conoscitore nonché estimatore dell’enorme patrimonio musicale della canzone napoletana, ama spesso rievocarne villanelle e brani più famosi; ed è proprio in quei momenti che il ‘Dna’ sì palesa. Il rispetto nell’approccio alla tradizione e quel sentirsi parte di una storia di cui essere fieri, richiamano nell’ascoltatore quell’arte e talento ereditato dal papà Gianni Lamagna, volto storico della Nccp – Nuova Compagnia di Canto popolare.

Classe ’84 e distinto da un timbro vocale ‘lindo’ Arena porta avanti in contemporanea la musica come la scrittura tributando premi e plausi di critica e pubblico. Traduce per case editrici italiane dal catalano e dallo spagnolo, ha pubblicato diversi libri e vinto: con “L’infanzia delle cose” il Premio Giusti Opera Prima, il Premio del pubblico Esor-Dire con “Il mio cuore è un mandarino acerbo”; finalista al Premio Neri Pozzi e al Premio Minerva con il libro “La letteratura tamil a Napoli”. Vince con il brano “Tutto quello che so sui satelliti di Urano” nel 2013 la XXIV di Musicultura festival e Premio A.F.I. al miglior progetto discografico. Pubblica nel 2014 il primo album bilingue italiano-spagnolo “Bestiari(o) familiar(e)” e nello stesso anno, l’album è candidato alla Targa Tenco come ‘miglior esordio’ e, tra i vincitori dell’Area Sanremo. Precedentemente era già uscito con un Ep in Spagna, ha scritto per il teatro spagnolo e partenopeo, è attore e tante sono le collaborazioni e produzioni prestigiose all’attivo sia in Spagna che in Italia. Il suo più recente romanzo titola “La notte non vuole venire” per Fandango-2018 e vede protagonista, un’icona della canzone napoletana come Gilda Mignonette.

Nel 2019 pubblica “Atacama!” suo quarto disco, inciso tra Santiago del Cile, Barcellona, Napoli; album che rappresenta non solo un viaggio interiore ma anche fisico. Il racconto del ritorno verso casa attraverso territori ostili ed impervi o fioriti, come quando lo stesso Arena ha attraversato il deserto di Atacama. Canzoni di esistenza poetica e denuncia sociale si alternano tra lingua spagnola, napoletana e italiana in un viaggio musicale che abbraccia musicalmente il sud America a Napoli passando per la Spagna.

Il brano che hai portato al Parodi “Los niños que vuelan” è tratto dall’album “Atacama!”. Già il titolo restituisce ‘mescolanze’ nella loro accezione più alta: cosa rappresenta per te questo disco?

È una specie di mappa del mio percorso musicale. Considero di non essere arrivato nemmeno alla metà del cammino. Alla mappa mancano indicazioni, alla mia ricerca sulla canzone che superi limiti linguistici e di genere musicale mancano molte altre riflessioni e scoperte. Almeno spero sia così. Atacama, intanto, è un mio personale deserto fiorito. Come ho visto fiorire la mia vita in un momento in cui avevo smesso di aspettarmelo.

Al Premio Parodi hai vinto ben 4 premi in contemporanea: cosa hai pensato in quel momento?

Sono talmente tante le frustrazioni di chi si dedica alla musica al giorno d’oggi che, spesso, quando si riceve un riconoscimento si reagisce lentamente, quasi con timidezza. Il vero premio è sempre il lavoro, poter incontrare il proprio pubblico.

Scrivi libri, testi per il teatro, brani per te e per altri. Nota è anche la tua attività di traduttore. La scrittura sembra essere il filo conduttore di tutto ciò che fai.

Sono stato cresciuto da una donna analfabeta, ma in possesso di una formidabile oralità. La sua storia e le sue storie hanno alimentato la mia scrittura prima ancora che imparassi l’alfabeto. Per me anche cantare è scrivere, tradurre in suoni un racconto, un dubbio, un manifesto, una dichiarazione d’intenti.
Vivi da anni a Barcellona, quanto è stato difficile se lo è stato, decidere di vivere lì. Qual è il pezzo mancante che trovi a Barcellona?

Emigrare è sempre complicato. Ma io sono stato un privilegiato. Ho fatto mille lavori per alimentare la mia musica e ho diviso le mie energie in diverse occupazioni. Questo è un lusso, perché nessuno mi ha impedito di cercare di costruire la mia vita nel posto che avevo scelto. Riflettere sull’argomento credo sia necessario: nel mondo ci sono innumerevoli persone che cercano di transitare dalle brutture dell’ingiustizia sociale e si scontrano con frontiere e normative che lo impediscono. Io sono stato solo un umile ragazzo omosessuale con l’ambizione di fare lo scrittore e il cantautore, e con il sogno di costruire una famiglia in un paese dove, forse, è più semplice creare altri tipi di famiglia.

In rete c’è un videoclip meraviglioso “maggio sì tu” dove canti con tuo fratello Giancarlo. Condividere nello stesso ambiente familiare la medesima passione artistica ed essere figli d’arte: tirando le somme ha più pro o contro?

Io e mio padre ci siamo incontrati tardi. E abbiamo cominciato ad amarci al massimo delle nostre possibilità, in poco tempo. Giancarlo, oltre a essere mio fratello e il mio migliore amico, è uno degli artisti che più mi emozionano. Quando lui canta sento la storia di un mondo più delicato, più bello e generoso.
Cosa leggeremo o ascolteremo prossimamente?

“La polvere”, un singolo che canto con un giovane e brillante cantautore campano: Calmo. Un romanzo in uscita a settembre per Fandango Libri, sul quale lavoro da diversi anni. Un disco che avrà bisogno ancora di un po’ di coraggio per sgranchirsi le gambe e mettersi in cammino.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome