ROMA – L’accordo c’è, ma la riforma entrerà in vigore nel gennaio 2020. È questa la sintesi trovata nel vertice tra il premier Giuseppe Conte, i due vicepremier e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nel vertice a palazzo Chigi che ha risolto lo stallo sullo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio.
Bonafede: “Il provvedimento resta com’è”
La riforma della prescrizione, ha spiegato il Guardasigilli, resta nel ddl anticorruzione e “andrà in Aula la prossima settimana” ma “entrerà in vigore assieme alla riforma del processo penale” che verrà scritta dal ministero attraverso una legge delega in scadenza nel dicembre 2019. Un mese dopo, la norma sulla prescrizione diventerà operativa. Sotto il profilo pratico, insomma, se ne parlerà tra 14 mesi. Il provvedimento “resta così com’è” e si tratta del “primo passo di una riforma epocale della giustizia”, ha spiegato Bonafede.
Salvini: “Tempi certi”. Di Maio: “Basta impuniti”
La mediazione, racconta Salvini al termine del vertice, “è stata positiva”, tant’è che l’accordo è stato trovato in mezz’ora. “Voglio tempi brevi per i processi. In galera i colpevoli, libertà per gli innocenti”, ha aggiunto il vicepremier leghista annunciando – come fatto anche dalla ministra della Pa, Giulia Bongiorno – che di fatto la norma entrerà in vigore nel gennaio 2020. La legge delega, che scadrà a dicembre del 2019, “sarà all’esame del Senato la prossima settimana”, ha aggiunto il leader del Carroccio.
“Ottime notizie! Basta impuniti! La norma sulla prescrizione sarà nel disegno di legge anticorruzione! E entro l’anno prossimo faremo anche una riforma del processo penale. Processi brevi e con tempi certi. Finalmente le cose cambiano davvero!”, è stato invece il commento del vicepremier Luigi Di Maio. “Non c’è chi ha perso o chi ha vinto, ma piena sintonia. Noi abbiamo chiesto sempre un collegamento tra prescrizione e durata certa dei processi. E cosi è”, ha detto invece Bongiorno.
Il voto in Commissione e la protesta del Pd
Intanto si è chiusa con un voto contestato la seduta delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera chiamate a votare l’allargamento del perimetro del ddl anticorruzione alla prescrizione. Forza Italia, con Enrico Costa aveva chiesto che fosse presente il ministro Bonafede per spiegare i motivi che lo hanno spinto a “mettere la bomba della prescrizione nel disegno di legge” anticorruzione.
Il Pd, con diversi suoi deputati, ha protestato per la convocazione dell’ufficio di presidenza di mercoledì sera fatta solo 15 minuti prima. Poi, con una serie di interventi sull’ordine dei lavori, i deputati di Fi e del Pd hanno praticato una sorta di ostruzionismo per ritardare l’inizio della discussione in attesa del ministro Bonafede.
La rissa sfiorata
Nel corso dei lavori è stata anche sfiorata la rissa e solo l’intervento dei commessi ha evitato il contatto fisico tra alcuni esponenti delle opposizioni e quelli della maggioranza. Il parapiglia si è scatenato perché “non è stata indetta la votazione – ha detto Gennaro Migliore del Pd – né chiarito l’oggetto della deliberazione”. Motivo per il quale viene richiesta la nullità del voto. Analoghi i rilievi di Forza Italia, ancora con Enrico Costa e Francesco Paolo Sisto, di FdI con Gianni Donzelli, Ciro Maschio e Carolina Varchi. Ad un certo punto, le dichiarazioni di Bonafede sono state inserite nel circuito audio della Commissione. “Visto che il ministro si è rifiutato di venire in Commissione a parlarci della prescrizione, lo abbiamo portato noi tramite Facebook”, ha detto Donzelli spiegando la propria iniziativa di diffondere nel circuito audio la diretta di Bonafede.