Quel balletto di nomi che non serve a nessuno

Ermanno Russo, vicepresidente del consiglio regionale della Campania

Nel momento in cui i nuovi governanti arrancano sul terreno della credibilità, nascondendo a malapena il proprio imbarazzo dietro espressioni vuote di significato e roboanti alchimie come “patto” e “candidato” civico, bisognerebbe, soprattutto in Campania, avere il coraggio di difendere con orgoglio il patrimonio di idee, storie ed esperienze di governo che per quasi venticinque anni hanno contraddistinto ed alimentato il progetto politico del centrodestra. Non occorre ricordare, anche se aiuterebbe, l’origine di tutto questo, l’intuizione che Silvio Berlusconi ebbe a quel famoso ballottaggio delle Comunali di Roma del 1993 tra Francesco Rutelli e Gianfranco Fini, quando scelse di appoggiare il leader dell’allora MSI contribuendo a far uscire la destra dal ghetto e spingendola ad assumere le fattezze di una forza di governo: Alleanza Nazionale.

Un anno dopo, le ragioni che indussero gli italiani a schierarsi con quel modello, vincente, del Cavaliere furono la voglia di cambiamento, la lotta alla burocrazia, il respiro liberale e riformista delle ricette di Forza Italia e di tutte le altre anime che, con sfumature ed accenti diversi, sia nella forma che nella sostanza, componevano la coalizione. Sentimenti ed orientamenti riscontrabili anche oggi nell’elettorato, soprattutto in quello regionale, che tuttavia aspettano di essere rappresentati appieno. Da un progetto di governo coerente e concreto.

Ed è alla vigilia di una scadenza così importante come quella delle prossime Regionali in Campania, allora, che le ragioni dell’alleanza politica di centrodestra, saldamente ancorate a principi di libertà e di progresso, andrebbero ritrovate, consolidate e, se necessario, difese. Non si può infatti cedere alla tentazione opportunistica di papocchi, inciuci, patti ibridi e frutto di mere convenienze. Non in Campania, dove giochi di palazzo alla stregua di quelli romani andati in scena in Parlamento finirebbero per essere letali per i nostri concittadini. Perché cedere a tutto questo? Ad una logica intrisa di personalismi e di autoreferenzialità che porterebbe la regione alla deriva, più di quanto già non sia, compromettendo ulteriormente la qualità della vita di chi oggi vi risiede e delle future generazioni? Dinanzi dunque ad un obbrobrio di questo tipo, davanti al presunto patto civico tra Pd e Movimento Cinque Stelle, il centrodestra campano, con tutte le sue anime, ha il dovere di ritrovare le ragioni per tornare a stare insieme, come oramai accade ad ogni competizione per il rinnovo del Consiglio regionale dai tempi del compianto presidente Antonio Rastrelli, e mettere in campo una proposta politica seria, di governo, ben articolata nei programmi e nelle azioni da pianificare. Perché la Regione non è un ente di gestione ma di programmazione, aspetto quest’ultimo trascurato dall’attuale governo regionale per far spazio ad una logica di potere senza precedenti nella storia di Palazzo Santa Lucia.

Dall’altro lato, invece, sino a ieri vi è stata l’opposizione urlata dei Cinque Stelle, quella dell’occupazione dei banchi della presidenza, dei cartelli in aula, dei video di denuncia contro il governatore De Luca e la sua maggioranza, un armamentario di propaganda che, guarda caso, ora sembrerebbe affievolirsi, annacquarsi, diluirsi in nome del patto civico evocato dalla nuova coppia Zingaretti-Di Maio. A tutto questo occorre rispondere in nome dei cittadini e della loro dignità con una scelta di campo. La scelta della coerenza. Perché ciò accada l’unica cosa che non bisogna fare è cedere alla tentazione del pericoloso, stantio, controproducente balletto di nomi. E’ questa l’unica vera trappola sul cammino del centrodestra. Aspirazioni personali vi sono e vi saranno sempre, come è legittimo e normale che sia, ma esasperarle rendendole dei veti sarebbe un errore. Una china sbagliata, su cui è vietato avventurarsi.

Se il centrodestra si riappropria appieno del suo patrimonio politico e fa il centrodestra non c’è partita. Gli elettori hanno bisogno, in questo momento di disorientamento collettivo, di una proposta di governo seria, riconoscibile, socialmente valida. Non avranno remore ad accordare la propria fiducia, come già accaduto con l’esperienza delle giunte regionali presiedute da Antonio Rastrelli prima e Stefano Caldoro poi, a partiti, storie politiche e progetti coerenti. Ma il centrodestra deve fare il centrodestra. Deve, cioè, mettere al centro il patrimonio di cui è custode e spingere fino all’estreme conseguenze il valore su cui si fonda la sua alleanza: la coerenza. Che significa coerenza nel campo delle idee, delle scelte economiche e di pianificazione della politica regionale, nel campo del welfare e del trasporto pubblico. Il balletto dei nomi lasciamolo in Campania a chi deve, giocoforza, cimentarsi in questo sterile esercizio di potere perché a corto di storia e di fiato.

Ermano Russo, vice Presidente del Consiglio regionale e consigliere di Forza Italia

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