KINSHASA – Felix Tshisekedi è stato proclamato quinto presidente della Repubblica democratica del Congo (RDC) dalla Corte Costituzionale, che non ha ascoltato gli appelli dell’Unione africana (UA) di “sospendere” la formalizzazione dei risultati.
La Corte “proclama eletto a maggioranza semplice come presidente della Repubblica Democratica del Congo Tshisekedi Tshilombo Felix”, ha detto Benoît Lwambwa Bindu, al vertice dell’istituzione.
Tshisekedi, 55 anni, succede a Joseph Kabila, 47 anni, al potere dopo l’assassinio di suo padre Laurent Kabila nel gennaio 2001. La sua elezione è il primo trasferimento pacifico del potere dalla proclamazione dell’indipendenza della Repubblica democratica del Congo il 30 giugno 1960.
Un polverone è scaturito per le denunce dell’avversario Martin Fayulu
L’avversario del neo presidente, Martin Fayulu, ha invitato la comunità internazionale a “non riconoscere un potere che non ha né legittimità né valore legale”, proclamandosi “l’unico presidente legittimo”.
Fayulu aveva denunciato un “colpo di Stato elettorale” da parte del presidente uscente con la “complicità” di Tshisekedi. E rivendicato per se la vittoria con il 61% dei voti. Parole che hanno trovato conferme in diversi articoli della stampa internazionale, nelle stime del gruppo di esperti sul Congo (GEC), di quelle della Chiesa cattolica, molto influente nella regione, e dei documenti che sono trapelati dalla Commissione elettorale. Tutte fonti hanno attribuito a Fayulu la vittoria con il 60% dei consensi.
La Corte Costituzionale, invece, ha convalidato i risultati provvisori annunciati il 10 gennaio dalla Commissione elettorale (CENI). Che davano Tshisekedi vincente con il 38,5% dei voti, davanti a Martin Fayulu (34,8%) e al candidato del governo, Emmanuel Ramazani Shadary (23%). Respinto, invece, il ricorso di Fayulu contro il risultato delle elezioni presidenziali del 30 dicembre, perchè “infondato”. Nel suo giudizio, la Corte ha rilevato che Fayulu ha “omesso di dimostrare” che i risultati della CENI non erano conformi alla realtà. La decisione dei nove giudici non sorprende, perché sono ritenuti molto vicini al presidente uscente Kabila. Stupisce invece la severità con cui hanno respinto la richiesta di Fayulu di riconteggiare i voti e rigettato la sua istanza definita “imprecisa e assurda”.
(LaPresse/AFP)