NAPOLI – Ucciso di pomeriggio a pochi passi da una libreria, una farmacia e un’autoscuola. I dieci colpi che hanno tolto la vita a Federico Vanacore (nella foto in alto), morto a 33 anni, sono stati esplosi intorno alle 16.30 di lunedì. Le indagini sull’omicidio sono state affidate ai carabinieri, che da ore sono al lavoro per scoprire chi sia stato ad aprire il fuoco in viale Margherita e perché. Il nome della vittima non è nuovo agli investigatori. A quanto pare non lo era nemmeno per i cartelli criminali presenti a Ponticelli, zona della periferia Est di Napoli interessata da anni da una guerra tra cosche per il controllo delle piazze di spaccio e degli altri business criminali. Secondo le informazioni in possesso delle forze dell’ordine, pare che Vanacore avesse rapporti con i De Micco-De Martino. Tuttavia, pare che non sia possibile definirlo tra gli affiliati. Sarebbe più corretto affermare che gli uomini del clan conoscessero chi era e soprattutto di che cosa si occupasse. Pare che nella sua carriera costellata da interessi illegali, la vittima sia passata dalla vendita di sostanze stupefacenti al furto di automobili e oggetti di valore con l’intento di chiedere ai proprietari somme per la restituzione. Secondo quanto risulta ai carabinieri, pare che Federico Vanacore non agisse per conto della cosca dei De Micco-De Martino. Pare che il 33enne fosse uno dei cosiddetti cani sciolti. Si tratta di una tipologia di soggetti, che per continuare a portare avanti la loro attività in un’area controllata da un cartello camorristico, devono avere l’autorizzazione del clan. Il più delle volte, per ottenerla, bisogna riconoscere alla malavita organizzata delle percentuali sui guadagni. Sembrerebbe che la vittima dell’agguato di lunedì pomeriggio si sia rifiutata più volte di dare conto ai Bodo e agli ‘XX’. Si spiegherebbero così le ragioni del delitto e le modalità con cui il 33enne è stato ammazzato. Crivellato di colpi davanti a centinaia di persone: è il modo che utilizzano i camorristi per punire gli sgarri e per far comprendere a tutti che chi sbaglia, paga. Federico Vanacore l’avrebbe fatto con la vita. Raggiunto dai sicari mentre era a bordo della sua 500 X, la vittima è deceduta sul colpo. La scena a cui hanno assistito centinaia di testimoni è stata raccapricciante. In un primo momento le ipotesi hanno riguardato la possibilità che la faida avesse raggiunto un altro picco dopo l’uccisione di Alessio Bossis, ammazzato a Volla il 24 ottobre scorso. Tuttavia, sembrerebbe che in questo momento, i De Luca Bossa non siano in grado di progettare un agguato del genere. Decimata dagli arresti fine novembre, pare che la cosca del Lotto Zero non abbia avuto coinvolgimenti con il delitto. Tesi supportata anche dal fatto che Vanacore non fosse direttamente affiliato ai De Micco-De Martino.
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