PESCARA – Ci sono molte inchieste che si sono strutturate su intercettazioni, altre invece sulle alcune telefonate le cui registrazioni sono previste dalla legge. In tanti ricordano quel botta e risposta in occasione della tragedia della Costa Concordia all’isola del Giglio. Altrettanti ricordano le telefonate in cui veniva chiesto aiuto dall’hotel Rigopiano di Farindola, dopo che una slavina lo spazzò via.
Era il 17 gennaio del 2017, quando quaranta persone, tra ospiti e personale dell’albergo, rimasero intrappolate a causa della neve che rese impraticabili i 9 chilometri e 300 metri dell’unica strada che collegava l’hotel al paese. I soccorsi si fecero attendere e il 18 gennaio, poco prima delle 17, una slavina distrusse tutto. Le vittime furono in tutto 29 e 11 le persone che vennero salvate dai soccorritori che lavorarono per una settimana. C’è una nuova inchiesta legata alla tragedia dell’hotel e nel registro degli indagati sono coinvolte 7 persone, tra cui l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e altri 6 funzionari della prefettura.
Tra gli indagati l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e altri 6 funzionari
Gira tutto attorno a quelle telefonata, o meglio, a una di quelle. Secondo quanto si apprende, i sette rispondono, a vario titolo, di frode in processo penale e depistaggio, per aver nascosto agli inquirenti la chiamata effettuata alle 11 e 38 della mattina del 18 gennaio 2017 dal cameriere Gabriele D’Angelo, al centro di coordinamento soccorsi della prefettura. Passarono cinque ore da quella telefonata. D’Angelo ed altre 28 persone presenti nell’albergo persero la vita. Di quella ‘traccia’ telefonica’ si persero misteriosamente le tracce. Sotto inchiesta oltre a Provolo, ci sono anche gli allora viceprefetti distaccati Salvatore Angieri e Sergio Mazzia e i dirigenti Ida De Cesaris, Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva. Il ‘casus’ è relativo proprio alle telefonate che giunsero al centralino della prefettura il giorno del disastro.
Secondo l’accusa, la chiamata dal Rigopiano sarebbe stata nascosta intenzionalmente
Tra quelle chiamate quella del cameriere D’Angelo che, secondo l’accusa, sarebbe stata nascosta intenzionalmente agli inquirenti. Una sorta di insabbiamento, dunque. Il filone principale dell’inchiesta sulla tragedia dell’albergo di Farindola vede indagate 24 persone. Si valutano reati che vanno dall’abuso d’ufficio, falso, e abusi edilizi, fino al disastro, le lesioni e l’omicidio colposi. Il prefetto Provolo è indagato anche nel primo filone perché, secondo la procura, avrebbe attivato in ritardo le procedure indispensabili per liberare in sicurezza l’albergo prima della valanga. Dell’albergo restò in piedi solo l’insegna.