Rione Traiano, fermato un uomo dei Cutolo per l’omicidio del 53enne

Rione Traiano, fermato un uomo dei Cutolo per l'omicidio del 53enne
Rione Traiano, fermato un uomo dei Cutolo per l'omicidio del 53enne

NAPOLI – I carabinieri dopo dodici ore di indagini fermano un uomo dei Cutolo. E lo accompagnano in caserma per le formalità di rito. Avvertono l’avvocato, per ascoltarlo in presenza del legale. Arriva il pubblico ministero. E’ il sospettato numero uno: avrebbe sparato al 53enne. Non è ancora chiaro se sia stato bloccato per essere sentito, o se in serata sia scattato un provvedimento del pubblico ministero. Probabilmente un fermo per l’omicidio di Sergio Capparelli in via Marco Aurelio.

Questa mattina si potrà sapere qualcosa in più. Intanto la pista battuta dagli inquirenti è una: nel tardo pomeriggio abbandonano l’agguato di camorra e la lite, cominciano a scavare nella vita della vittima, fino a esaminare il precedente per violenza sessuale. E’ un fatto datato. Ma sarebbe questo il movente del delitto. Vecchie ruggini. Una questione mai risolta. Sono in corso approfondimenti investigativi, la traccia è questa. E i carabinieri di Bagnoli hanno raccolto più elementi. Sono riusciti a chiudere il cerchio in meno di una giornata. Dopo aver ascoltato i testimoni ed effettuato il sopralluogo in via Marco Aurelio. Hanno anche visionato le immagini registrate dalle telecamere nell’isolato. Una indagine lampo, tuttora in corso. E con ogni probabilità questa mattina i militari torneranno nel rione della ‘44’. 

L’assassino ha agito con un complice, che non è stato ancora identificato. 

Gli inquirenti stanno scandagliando filmati dei sistemi di sorveglianza privati, distanti diverse decine di metri dal luogo dell’omicidio: per intercettare nei fotogrammi il passaggio della moto. Serve recuperare il numero di targa. Poi potranno tracciare il percorso per la fuga. Intanto sono riusciti a cristallizzare la dinamica dell’assalto di fuoco. E questo ha permesso la svolta. 

Ucciso a colpi di pistola davanti casa

NAPOLI – Il killer lo attende davanti casa: sa dove abita. E’ il primo elemento a catturare l’attenzione dei carabinieri. Ucciso con sette colpi di pistola in via Marco Aurelio. La segnalazione al 112 è istantanea: il 53enne assassinato davanti al portone in una zona densamente abitata al rione Traiano. Ci sono balconi ai primi piani, che affacciano sulla corte. Decine di occhi. Qualcuno potrebbe aver visto. Gli investigatori lo sperano.

I fatti: il delitto nella tarda serata di mercoledì. Sergio Capparelli sta rientrando. Non teme rappresaglie (non sarebbe in strada a quest’ora). E’ il secondo dettaglio, utile alle indagini. Viene sorpreso dal killer (ma per gli inquirenti non è una fredda esecuzione). Nemmeno scappa. Forse lo ha chiamato per nome prima di sparare. Scambiano poche battute. Poi estrae la pistola e preme il grilletto da distanza ravvicinata. Neppure ora la vittima tenta la fuga: non è una rapina. Solo dopo essere stato colpito all’addome e nella parte bassa del torace, si volta e fa pochi passi verso l’ingresso. Ferito alla schiena, cade a terra. Ma l’assassino non pensa al colpo di grazia e si allontana: non è un ‘professionista’. E’ il terzo elemento. Un delitto d’impeto, forse cova rabbia. Perché? Per una lite? Non in quel momento: gli abitanti avrebbero udito le grida in strada e sarebbero intervenuti. Qualcosa del passato. Ecco perché la Procura scandaglia subito la vita del 53enne. Ma torniamo all’omicidio. 

In via Marco Aurelio arrivano i carabinieri del nucleo operativo di Bagnoli. Il corpo è in strada, vicino al cancello verde: non è riuscito a salire i tre scalini, per entrare. Forse si sarebbe salvato. I militari parlano con i residenti. Intanto gli specialisti del nucleo investigativo avviano i rilievi. E le prime verifiche confermano la tesi: con ogni probabilità è stato un delitto d’ira, un moto di rabbia improvviso. Sospettano che l’assassino possa essere andato a casa del 53enne per affrontarlo, forse una sorta di chiarimento-regolamento. Ma la discussione sia presto sfuggita di mano. Qualcosa del genere. Capparelli ha visto l’assassino e non immaginava di essere ucciso. Se lo è trovato di fronte e lo ha guardato in viso per pochi secondi. Non è un agguato di camorra. Almeno non sembra. Ovvio che i militari non escludano ipotesi: troppo presto. Ed esaminino ogni scenario. Però se si tratta di un delitto per vendetta, la verità potrebbe venire a galla molto presto. Lo conferma l’accanimento dell’assassino sulla vittima, già a terra dopo i primi spari. In questo caso le forze dell’ordine possono chiudere il cerchio in poche ore. Resta in piedi la rappresaglia dopo una lite. Potrebbe aver avuto un alterco con la persona ‘sbagliata’. Qualcosa sarebbe successo nell’ultima settimana. Ieri i carabinieri hanno ascoltato anche i conoscenti del 53enne. Cercano riscontri. Sergio Capparelli non è legato ad organizzazioni criminali. In ogni caso i clan spesso lanciano avvertimenti: dopo un ‘avviso orale’, c’è la gambizzazione. E solo in ultima analisi l’omicidio (anche per non attirare i riflettori della Procura). Difficile una esecuzione senza un preavviso. Il quarto elemento. 

Sergio Capparelli

Emerge la pista di una vendetta personale

La Procura ha le idee chiare fin da subito. E scandaglia la vita privata della vittima. Sospetta una punizione. Ma cosa ha potuto fare il 53enne di così grave?.

Secondo l’archivio delle forze dell’ordine, Sergio Capparelli ha un precedente per droga e uno più datato per violenza sessuale. Sono le prime due piste battute dagli inquirenti. I carabinieri di Bagnoli vogliono fare in fretta e ascoltano i testimoni. Soprattutto i colleghi, che hanno effettuato i rilievi. Dalle prime verifiche, emerge una dinamica anomala: sembra una esecuzione (per volume di fuoco), ma non lo è. Diversi i motivi, legati alla dinamica: dal mancato colpo di grazia, all’accanimento del killer, che spara più colpi da distanza ravvicinata e in rapida sequenza. C’era rabbia. Dunque gli investigatori cominciano a perorare la seconda tesi: una vendetta per un fatto del passato. 

Per tutto il pomeriggio passano al setaccio il profilo della vittima a caccia di un indizio. Non lo ritengono legato a clan. Anche se è stato ucciso nel rione ‘44’, noto come roccaforte dei Cutolo. Secondo gli investigatori, conosceva personaggi vicini al gruppo. Ma si tratta di frequentazioni – si affrettano a dire le forze dell’ordine – nulla di incriminabile. Probabilmente perché abitano nello stesso isolato. Insomma nessun collegamento organico con le cosche della zona. Anche questo elemento servirà a tracciare uno scenario completo.

Proprio qui c’è una guerra per il controllo delle piazze di spaccio tra i Cutolo e i Puccinelli-Petrone. Senza contare, che ci sono anche le mire espansionistiche dei Sorianiello. E’ la prima ipotesi degli inquirenti, per trovare il movente. Scartata subito.

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