CASERTA (Ernesto Di Girolamo) – La speranza, ovviamente, è che riducendo le emissioni di gas serra nei prossimi decenni riusciremo a limitare il riscaldamento globale quanto basta per evitare le conseguenze più catastrofiche. Se così non fosse, però, è certamente meglio avere un piano B. E un gruppo di ricercatori dell’Università dello Utah e dello Smithsonian Astrophysical Observatory di Cambridge ne ha appena proposto uno tanto creativo quanto – assicurano – promettente: montare un cannone sulla Luna con cui sparare regolite (la polvere lunare) tra la Terra e il Sole, per creare una sorta di tenda solare spaziale. L’idea di base rientra nel campo della cosiddetta ingegneria climatica, cioè dello studio di soluzioni artificiali con cui modificare a piacimento il clima del nostro pianeta. Un filone di ricerche estremamente controverse, perché per molti scienziati i rischi che si corrono rischiano di essere drammaticamente più elevati dei potenziali benefici.Una possibilità relativamente semplice, ad esempio, sarebbe quella di depositare negli strati più alti dell’atmosfera delle nubi di materiali riflettenti, come il carbonato di calcio, per mimare quanto avviene in seguito alle grandi eruzioni, quando le esalazioni vulcaniche schermano la Terra dalla radiazione solare incidente, determinando un raffreddamento del clima che può durare mesi, o anche anni. Sul piano tecnico, realizzare qualcosa del genere sarebbe relativamente semplice. Ma calcolare con precisione gli effetti che si avrebbero su tutto il globo sarebbe invece estremamente difficile. E il rischi è quello di abbassare troppo le temperature, sconvolgere il clima in altri modi, o magari di produrre effetti dannosi in alcune zone del mondo, e non in altre. Insomma, per ora nessuno è pronto a rischiare tanto. Un’alternativa meno pericolosa sarebbe quella di intervenire al di fuori dell’atmosfera terrestre, dove le varianti in gioco sono tutto sommato più semplici da tenere sotto controllo. Una flotta di sonde progettate per funzionare come minuscoli parasoli, ad esempio, posizionata alla giusta distanza tra Sole e Terra, potrebbe facilmente ridurre la quantità di luce che raggiunge il nostro pianeta, riequilibrando il bilancio termico terrestre (cioè la differenza tra radiazioni che entrano nell’atmosfera e calore che viene riemesso nello spazio). I rischi sarebbero minimi, potendo comandare le sonde a piacere, ma le difficoltà tecniche e il costo di una simile impresa la rendono praticamente impraticabile. È quei che entra in gioco la nuova ricerca. Lo studio, pubblicato su Plos One, ha valutato quanto sarebbe efficiente e praticabile utilizzare come parasole planetario una nube di polvere dispersa nello spazio. E i risultati ci dicono che si tratta di una strada percorribile (per quanto, ovviamente, complessa da realizzare). Scegliendo con attenzione la composizione della polvere utilizzata, è possibile schermare il 2% dei raggi solari (quanto basta per raffreddare un pochino la nostra atmosfera) sparando la polvere da un cannone spaziale, posto in orbita nel punto di Lagrange L1 (cioè il punto tra Terra e Sole dove l’attrazione gravitazionale dei due corpi è bilanciata e permette ad un corpo più piccolo di rimanervi in un’orbita stabile).
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