Roma, Giorgetti ‘silura’ Michetti e spinge Calenda: “Può intercettare i voti della destra”. Pd all’attacco

La spaccatura interna alla Lega, pur smentita dai protagonisti, si abbatte come un ciclone sulla corsa per il Campidoglio

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse in foto Giancarlo Giorgetti

ROMA – Giancarlo Giorgetti ‘silura’ Enrico Michetti. La spaccatura interna alla Lega, pur smentita dai protagonisti, si abbatte come un ciclone sulla corsa per il Campidoglio. Il ministro dello Sviluppo economico si lascia andare a quello che sembra un vero e proprio endorsement per il leader di Azione. Chi vince a Roma? “Dipende da quanto Calenda riesce a intercettare il voto in uscita dalla destra. Nei quartieri del centro penso che sarà un flusso significativo. Ma non so come ragionino le periferie. Se Calenda va al ballottaggio con Gualtieri ha buone possibilità di vincere. E, al netto delle esuberanze, mi pare che abbia le caratteristiche giuste per amministrare una città complessa come Roma”, dice chiaro. Il numero due del Carroccio non crede ad una vittoria del ‘tribuno radiofonico’ scelto dal centrodestra neppure se riuscisse ad andare al secondo turno con il candidato del Pd: “Vince Gualtieri”, taglia corto. E ancora: Michetti è un candidato sbagliato? “Non lo so. Ma so che il candidato giusto sarebbe stato Bertolaso”, risponde. 

Ce n’è abbastanza per alzare il livello di tensione tra gli alleati, ai massimi livelli e sui territori. Matteo Salvini si affretta a buttare acqua sul fuoco: “Di una cosa sono sicuro: la voglia di cambiamento a Roma e a Milano è tantissima e i due candidati scelti dal centrodestra unito, ovvero Michetti e Bernardo – sottolinea – saranno ottimi sindaci per queste straordinarie città”. Silvio Berlusconi, che pure in tempi non sospetti avrebbe preferito strappare un sì a Guido Bertolaso, si schiera al fianco di Michetti:  “Serve un’amministrazione all’altezza. Per questo Forza Italia ha condiviso di sostenere un candidato sindaco proveniente dalla società civile, un professionista di grande qualità, di notevole esperienza amministrativa e di formazione moderata come Enrico”. Meno ‘politically correct’ Antonio Tajani: “Non condivido il 90 percento di quello che ha detto Giorgetti. Lui è di Varese faccia campagna elettorale a Varese – attacca –  a Roma la faccia fare ai romani, che poi rischia che non capisce lo slang, le battute”. Anche Giorgia Meloni ‘rispedisce’ al Nord il titolare del Mise: “Non mi pare che Giorgetti conosca così bene Roma, per me conta che Matteo Salvini sia stato estremamente  presente, così come per me conta che Berlusconi si stia impegnando in prima persona”, dice, definendo il centrodestra “compatto” su Michetti e non prende in considerazione ipotesi di sostenere candidati di sinistra”.

Il diretto interessato prova a reagire con fair play:  “Credo che non ci sia nulla di male a dire quello che si pensa tanto sono i cittadini a decidere non Giorgetti. D’altra parte la franchezza intellettuale e l’onestà è anche questo, massimo rispetto per Giorgetti e massimo rispetto per le sue opinioni”, replica. In realtà, però, tra gli addetti ai lavori crescono i rumors che vogliono  – tra le fila di Lega e FI – tanti dirigenti e militanti pronti a un possibile voto disgiunto: Calenda sindaco e i propri uomini per le liste. Alla fine Giorgetti smorza i toni: “Qualunque cosa dico ormai vengo sempre strumentalizzato – dice – La verità? Sto girando l’Italia in lungo e in largo per promuovere i candidati del centrodestra. Figuriamoci se tifo per Calenda”.

Il leader di Azione, in ogni caso, garbatamente ringrazia. Ringrazio il Ministro Giorgetti per le sue parole. Che Michetti non sia adeguato per governare Roma è sempre più evidente, a tutti”, scrive su Twitter, riconoscendo “rispetto” al titolare del Mise ma dicendosi su “una sponda diversa”. Intanto, però,  il ‘soccorso’ che arriva da destra anima il fuoco Pd contro l’avversario per il Campidoglio. “Dopo l’indicazione di Bertolaso vice, oggi anche l’investitura da parte del braccio destro di Salvini. Per gli elettori sarebbe quanto meno un passo avanti: stavolta, a differenza delle elezioni europee di due anni fa, saprebbero  in anticipo, prima del voto, da che parte sta Calenda”, attacca la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi.  “La #Lega scende in campo a Roma per #Calenda per riportare di nuovo la città a destra. Un ritorno al passato che una grande Capitale europea e del mondo non vuole e non può permettersi. Roma vuole e deve rinascere e lo può fare solo con Gualtieri sindaco”, le fa eco Valeria Fedeli. Alla senatrice dem replica prontamente Calenda: “Non esponete mai ragioni di merito per votarvi. Solo argomenti pretestuosi per non votare gli altri. Sarei il candidato della destra perché Giorgetti ha detto che sono un bravo amministratore?! Suvvia crescete!”, scrive. Anche all’interno del Pd, però, c’è chi non apprezza: “Stavolta non condivido – dice chiaro il sindaco di Bergamo Giorgio Gori – Carlo Calenda è stato un bravo ministro ed è una persona perbene. Nella partita di Roma è un nostro avversario (a distanza, anch’io tifo per Roberto Gualtieri) ma perché dire che è di destra? Il rispetto tra i riformisti è un bene da preservare”.  E Se Gualtieri dice di prepararsi al ballottaggio “con determinazione e umiltà” e senza pensare ad apparentamenti (“non tiro per la giacchetta Conte”). Ai piani alti del Nazareno, così come al quartier generale dell’ex ministro dell’Economia, tuttavia, il mantra rimane quello di non farsi lasciar prendere dall’ottimismo: “La partita non è chiusa – commenta un franceschiniano con i gradi – abbiamo come l’impressione che Virginia Raggi possa essere sottovalutata dalle rilevazioni, temiamo che la sindaca sia ancora in grado di fare un exploit nelle periferie”. La partita, insomma, è ancora lunga.

(LaPresse)

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