ROMA – Sul tavolo il piano italiano per il Next generation Eu, in agenda una strategia per le Amministrative tutta da definire. Per Enrico Letta il principale nodo da sciogliere resta Roma. Il pressing su Nicola Zingaretti è ancora in corso e, stando ai ben informati, lo sarà ancora per qualche giorno. Il Governatore del Lazio, però, almeno per ora, non intende cambiare idea. “Faccio il presidente di Regione e aiuto Roma da presidente di Regione”, ribadisce ad ogni occasione utile.
L’ipotesi Zingaretti
Una sua discesa in campo per il Campidoglio sbloccherebbe una situazione non semplice, ma il no di Zingaretti sembra essere definitivo: da portare avanti ci sono la battaglia contro la pandemia, l’impegno sulla campagna vaccinale, il possibile commissariamento di Roma sul fronte rifiuti. Ma non solo. “Dovrebbe sfasciare una giunta con i grillini per fare una campagna elettorale contro i grillini, visto che Raggi è in campo, lui che sull’alleanza con il M5S si è giocato la segreteria – ragionano i suoi – è molto complicato”.
In campo, poi, c’è anche Carlo Calenda. Il leader di Azione, che ieri ha incontrato Letta, continua a definire “un errore grave” le primarie. “Ho detto ad Enrico che sono più che aperto a sedermi e a discutere di come costruire la squadra, ma non voglio perdere tempo in polemiche tutte interne alla sinistra che non fanno bene a Roma”, insiste. L’ex ministro dello Sviluppo economico dice la sua anche sull’ipotesi Zingaretti: “Nicola è una persona seria. Ha sempre negato di voler correre per fare il sindaco di Roma, e io gli credo. Del resto si è dimesso da poche settimane da segretario del Pd per dedicarsi a tempo pieno al governo della regione. Sarebbe ben strano, e davvero poco serio, se ora si dimettesse anche da presidente della Regione, in una fase delicatissima della vaccinazione, per correre come sindaco. Anche per questo sono convinto che non lo farà”, dice piazzando una stoccata tattica.
L’ipotesi Gualtieri
Resta in piedi, comunque, l’ipotesi Roberto Gualtieri. “Alla fine sarà lui a correre e andrà al ballottaggio con il candidato del centrodestra – azzardano i dem romani – la rimonta della Raggi non esiste e Calenda…quanto prenderà mai?”. Letta prenderà in mano la situazione nei prossimi giorni. Anche perché anche nelle altre grandi città che andranno al voto, da Torino a Napoli passando per Bologna (Dove matteo Renzi insiste per la candidatura di Isabella Conti), lo scenario è tutt’altro che definito. Francesco Boccia, che lavora al dossier, la prossima settimana farà un giro sui territori per sentire i rappresentanti locali e poi farà una sintesi con il segretario.
Il centrodestra
Anche sul fronte del centrodestra la partita è ancora tutta da giocare. “Penso che ci vedremo a breve. Non stiamo sottovalutando e non siamo in ritardo – assicura Giorgia Meloni – I candidati non ce li ha nessuno, nemmeno la sinistra. Col rinvio a ottobre ci si è tutti concentrati sulle cose più emergenziali”. In questo caso il pressing è in atto su Guido Bertolaso, che però pare resistere. Se l’ex capo della Protezione civile dovesse restare sul no, si aprirebbe una contesa interna di non poco conto.
FdI, in crescita nei sondaggi, vorrebbe fare un proprio nome per la Capitale, tanto che starebbe testando con alcuni sondaggi riservati una candidatura sin qui tenuta coperta. E se Matteo Salvini non intende cedere, Silvio Berlusconi suggerisce di aspettare i candidati del centrosinistra per definire la strategia. A giugno, è convinto il Cav, quando la campagna vaccinale sarà a buon punto e il Recovery plan comincerà ad avere dei risvolti concreti i partiti ‘governisti’ della coalizione avranno maggior vento in poppa e potranno dire la loro con più forza.
(LaPresse/di Nadia Pietrafitta)